Martedì la Louisiana House ha approvato un disegno di legge che aggiungerebbe i farmaci mifepristone e misoprostolo all’elenco delle sostanze pericolose controllate, rendendo il loro possesso illegale e pertanto perseguibile come crimine punibile con multe e/o carcere.
Al momento la proposta è passata con voti 64-29 alla Camera dei Rappresentanti e, prima che entri in vigore, deve ancora ottenere l’approvazione del Senato e la firma del governatore. Se l’iter andasse in porto, lo Stato della Louisiana, in cui l’aborto è vietato tranne per poche eccezioni quali salvare la vita di una persona incinta e prevenire un “grave rischio” per la sua salute o in caso di previsione di morte del feto (non sono tuttavia contemplati i casi di incesto e stupro), renderebbe il possesso dei medicinali senza prescrizioni od ordini validi da parte di professionisti medici passibile di un massimo di cinque anni di carcere.
Le donne incinte non sarebbero tuttavia coinvolte in tale condanna qualora ne facessero uso personale. La proposta, volta a criminalizzare “l’aborto criminale forzato per mezzo di frode” ovvero l’uso consapevole di farmaci per causare o tentare di causare un aborto senza il consenso della persona incinta, nasce da un episodio che ha coinvolto il senatore repubblicano Thomas Pressly di persona, o meglio, sua sorella Catherine Herring la quale avrebbe ingerito un drink corretto dal marito con medicinali per abortire.
Una mossa legislativa che, ad ogni modo, tarpa le ali alla medicina sotto svariate sfaccettare, considerando che i farmaci messi al bando non solo solo circoscritti al tema aborto ma che possiedono anche un ruolo determinante in altri campi contribuendo, ad esempio, alla prevenzione delle ulcere gastrointestinali, al trattamento dell’aborto spontaneo, oltre a rappresentare un alleato chimico nella fase del travaglio.
Il Dr. Jennifer Avegno, medico di medicina d’urgenza presso il Dipartimento della Salute di New Orleans, ha espresso il proprio dissenso in merito alla questione, trovando l’appoggio di molti colleghi e dei sostenitori dei diritti riproduttivi “Non si tratta di aborto. Si tratta di usare questi farmaci, di routine, per molte, molte altre cose. Principalmente, n. 1 per facilitare il parto sicuro, n. 2 per la gestione degli aborti spontanei”. Quindi ha concluso ritenendo che “da un punto di vista medico, gli operatori sanitari pensano che questa sia una cattiva scienza e non ben informata”.
Parole che hanno trovato un risconto pratico e hanno dettato la sua decisione, avvallata da altri 250 dottori, di scrivere una lettera a Pressly in cui viene contestata l’idea fuorviante che si verrebbe a creare circa la bontà del mifepristone e del misoprostolo, andando a fomentare “la falsa percezione che si tratta di farmaci pericolosi che richiedono una regolamentazione aggiuntiva”. Questi infatti subirebbero una riclassificazione che li collocherebbe alla stregua dei narcotici, degli ansiolitici come Xanax e Valium, degli ausili per il sonno e degli stimolanti per trattare l’ADHD sotto la voce “Tabella IV”.
Mentre la misura era già stata introdotta alla Camera, la democratica Mandie Landry ha lottato senza successo per la revisione dell’emendamento affermando che “Penso che sia orribile come questo buon disegno di legge sia stato dirottato da estranei che non sono medici e non sono nemmeno legislatori”: la mozione è stata respinta con voti 66-30.
E così la Louisiana si conferma in quella fascia di Stati a sud che va dal Texas all’Alabama, passando per l’Oklahoma, l’Arkansas, il Tennessee e il Mississippi, tutte zone coalizzate per erigere quel muro insormontabile pensato per rendere l’accesso all’aborto un’utopia.