Oggi nella corte federale di Fort Pierce, davanti alla giudice Aileen Cannon, si svolge un’udienza surreale, quasi una farsa della giustizia: gli avvocati di Walt Nauta, il “valletto” di Trump, accusano gli inquirenti di averlo preso di mira “per la sua lealtà all’ex presidente” perché quando spostava gli scatoloni di documenti top secret non era il solo a farlo, ma gli altri che erano con lui non sono stati incriminati. E per far questo i suoi avvocati hanno messo agli atti della loro richiesta il mandato di perquisizione autorizzato dal giudice distrettuale Beryl Howell che così è stato reso noto per la prima volta.
Nelle 87 pagine del mandato si legge che gli inquirenti federali avevano presentato prove convincenti del fatto che Trump avesse consapevolmente nascosto documenti sulla sicurezza nazionale nella sua residenza e poi aveva cercato di nasconderli dopo che il Dipartimento di Giustizia aveva con insistenza cercato di recuperarli.
Paradossalmente l’avvocato di Nauta, per evidenziare la “discriminazione” nei confronti del suo cliente, ha allegato i filmati delle telecamere di sorveglianza contenuti nel mandato di perquisizione, in cui si vede come oltre a Walt Nauta anche altre persone, dipendenti di Mar A Lago, spostassero i documenti. Nella decisione del giudice Howell ci sono i nomi di cinque persone che portato via scatole con i documenti ma i loro nomi sono stati oscurati. Non si sa se collaborino alle indagini e per questo il loro nome sarebbe stato cancellato.
Gli avvocati di Trump, invece, chiedono l’annullamento del procedimento perché il dipartimento di Giustizia permise che gli agenti dell’Fbi che andarono a Mar-a-Lago fossero armati, avessero le manette e delle cesoie in grado di tagliare le catene di ferro. E’ quanto emerge dai documenti depositati dagli avvocati Todd Blanche e Christopher Kise, che affermano che il raid è stato “illegale” e “incostituzionale” e condotto con un uso spropositato della forza. Durante il blitz di quasi dieci ore, gli agenti hanno trovato i documenti riservati accatastati in alcune stanze della cantina, in un bagno, nella camera dell’ex presidente. Tra i file rinvenuti, secondo il dipartimento di Giustizia, c’erano “informazioni segrete sulla difesa nazionale”. Altri documenti vennero poi trovati dagli stessi avvocati di Trump, quattro mesi dopo il raid dell’Fbi.
Mentre gli avvocati presentavano la loro richiesta in tribunale, l’ex presidente sul suo sito Truth Social scrive che “Il dipartimento di Giustizia di Joe Biden, nel loro raid a Mar a Lago incostituzionale e illegale, autorizzò l’uso della forza letale”. Aggiungendo che Biden era “pronto a farmi fuori” durante la perquisizione dell’Fbi. “Erano autorizzati a spararmi!”, scrive in un post inviato ai suoi sostenitori ai quali chiede un contributo elettorale, aggiungendo “Joe Biden era pronto a farmi fuori e mettere la mia famiglia in pericolo”.
Con queste accuse, l’ex presidente si riferisce al documento di Beryl Howell che autorizzava la perquisizione in cui c’è anche la disposizione standard per tutti i mandati in cui gli agenti dell’Fbi vengono autorizzati all’uso della forza di fronte ad un pericolo o minaccia imminente. Per Trump e la sua campagna questo è stato sufficiente per scrivere che il dipartimento di Giustizia era pronto ad ucciderlo. Da dire che l’Fbi scelse proprio un giorno in cui Trump non era a Mar a Lago, ed informò in anticipo gli agenti del Secret Service preposti alla sicurezza dell’ex presidente, che avrebbero effettuato la perquisizione. Ma questo non è bastato alla deputata di estrema destra Marjorie Taylor Greene, che ha messo un messaggio su X affermando che che il dipartimento della Giustizia e l’Fbi “avevano dato la luce verde per uccidere Donald Trump”.
Il processo per Trump in Florida avrebbe dovuto prendere l’avvio in questi giorni. Invece è stato rinviato a tempo indeterminato dal magistrato che ha accettato tutti i ricorsi presentati dagli avvocati di Trump. Un inspiegabile rallentamento dell’iter giudiziario che sta facendo scivolare questo procedimento a dopo le elezioni, che, nel caso in cui caso l’ex presidente dovesse essere rieletto, potrebbe auto-perdonarsi e cancellare tutte le accuse federali che pendono su di lui.
Così oggi, invece di avere l’ex presidente sul banco degli imputati, ci sono state due nuove richieste di archiviazione.
Nel ritardare il processo, Cannon ha affermato di aver bisogno di più tempo per affrontare le mozioni preliminari e le questioni complicate che comportano la presentazione di prove altamente riservate. Ma gli esperti legali affermano invece che il giudice ha volutamente lasciato che le decisioni sulle richieste degli avvocati di Trump si accumulassero, invece di respingerle immediatamente, in modo da poter ritardare il processo oltre le elezioni.
Trump in questo processo è incriminato con 40 capi di accusa federali, tra cui aver sottratto intenzionalmente informazioni sulla difesa nazionale, ostruzione e false dichiarazioni.
Il quotidiano online Politico che per primo ha avuto visione del mandato di perquisizione, scrive che gli avvocati di Trump avevano scoperto altri quattro documenti contrassegnati “to Secret” nella sua camera da letto, dopo che avevano affermato che tutti i documenti portati via dalla Casa Bianca erano stati restituiti.
Howell nel commento della sua decisione afferma che la probabilità che Trump abbia commesso crimini era alla base dell’interrogatorio a cui il consigliere speciale Jack Smith ha sottoposto l’avvocato dell’ex presidente Evan Corcoran. I pubblici ministeri avevano dimostrato che Trump sapeva che Corcoran era stato incaricato nel giugno 2022 di informare il governo che tutto il materiale classificato era stato restituito, “una dichiarazione che l’ex presidente… sapeva fosse una bugia”.
Giovedì sera l’ex presidente terrà un comizio a Crotona Park, nel Bronx. L’evento sarà il primo di Trump dopo un comizio del 2016 a Buffalo quando allora era il candidato presidenziale repubblicano contro Hillary Clinton.