Dopo 20 giorni, c’è un intermezzo al processo Trump. Si riprenderà tra una settimana. Questa mattina, gli avvocati dell’ex presidente hanno detto che non avrebbe testimoniato e così, una volta conclusa la deposizione dell’avvocato Costello, accusa e difesa hanno confermato al giudice di aver concluso la presentazione del caso. Il magistrato Juan Merchan ha quindi detto ai giurati di ripresentarsi in tribunale il 28 maggio, quando ci saranno la requisitoria e l’arringa difensiva e poi, per loro, la camera di consiglio. In pratica il verdetto potrebbe esserci entro la fine del mese.
Come è noto l’ex presidente è accusato con 34 capi di imputazione per aver falsificato i documenti aziendali per nascondere il rimborso a Michael Cohen, dopo che lui aveva anticipato 130 mila dollari per Stormy Daniels. Pagamento effettuato a pochi giorni dalle elezioni del 2016, perché le accuse dell’attrice di film porno avrebbero potuto danneggiare seriamente la sua possibilità di conquistare la Casa Bianca, e quindi considerato come un finanziamento non dichiarato alla sua campagna elettorale.
L’ultima parte della fase dibattimentale del processo ha visto l’avvocato Costello, teste chiamato a deporre dalla difesa di Trump, che, dopo i severi rimproveri che ieri gli ha fatto il magistrato per il suo arrogante atteggiamento in aula, è stato molto succinto nelle sue risposte. Ha negato di aver contattato l‘ex avvocato Cohen per cercare di intimidirlo.
Spetterà ora ai dodici giurati stabilire se Donald Trump continuerà a svolgere la sua campagna elettorale come un criminale condannato. L’impatto politico della loro decisione è tutt’altro che prevedibile, ma di sicuro entrerà nella storia degli Stati Uniti.
Nel pianeta trumpiano le accuse, i processi, le testimonianze sono solo “interferenze elettorali” e, anche se ci dovesse essere un verdetto di colpevolezza, continuerebbero a sostenere e votare per Trump. Se poi l’ex presidente dovesse essere assolto, la sua sarà una vittoria sullo “Stato Profondo”, quello nascosto e manipolato dalle lobby oscure del potere.
“Una assoluzione – afferma lo stratega repubblicano Alex Castellanos – sarebbe la sua vendetta. Un verdetto di colpevolezza gli darebbe le munizioni per continuare a mostrarsi martire in un sistema corrotto. Qualunque sarà la decisione dei giurati per lui sarà sempre una vittoria politica”.
Da capire cosa succederà tra gli Indipendenti, il maggior gruppo elettorale, se anche loro condivideranno la visione dei MAGA o se preferiranno voltare pagina.
Ma queste elezioni presidenziali di novembre si presentano sempre più non come un confronto di forza tra due candidati sulla loro visione futura del Paese, ma come una sfida su chi è politicamente meno debole.
It looks like Donald Trump has deleted his video post imagining a “UNIFIED REICH” among other things if he wins in 2024, after his campaign blamed it on an unnamed staffer. Here’s a screenshot of that from before it was taken down: pic.twitter.com/EogOEZigok
— Sahil Kapur (@sahilkapur) May 21, 2024
Per dare più vigore alla sua campagna elettorale Trump ha postato un video su Truth Social in cui parla di un “Reich unificato” se dovesse vincere le elezioni. Un linguaggio neo-nazista che ha attirato aspre critiche da parte della campagna di Biden per aver ripetutamente parlato degli immigrati come “parassiti” che stanno “avvelenando il sangue” degli Stati Uniti. Nel 2017, riferendosi ad alcuni dimostranti neonazisti, che avevano gridato lo slogan “Gli ebrei non ci sostituiranno” durante le violente proteste di Charlottesville, in Virginia, l’allora presidente Trump li ha descritti come “persone molto belle” e ha più volte cenato con i nazionalisti bianchi nel suo resort di Mar A Lago.
Trump ha una “lunga storia” di comportamenti antisemiti, afferma la campagna di Biden in una dura dichiarazione in risposta al video. “Donald Trump non sta giocando. Sta dicendo all’America esattamente cosa intende fare se dovesse riconquistare il potere: governare come un dittatore su un “Reich unificato'”, ha dichiarato il portavoce di Biden-Harris James Singer.
“È odioso, ripugnante, vergognoso per chiunque promuovere contenuti associati alla Germania nazista di Adolf Hitler” ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, commentando il video del “Reich unificato”.
Nonostante il processo e il Reich unificato, la campagna di Donald Trump, insieme al Comitato Repubblicano, ha raccolto 76 milioni di dollari ad aprile, 25 milioni in più rispetto a quanto raccolto da Joe Biden e i democratici nello stesso periodo.
Un risultato ottenuto grazie al fatto che l’ex presidente ha contattato personalmente i mega-finanziatori incoraggiandoli a donare fino a 800 mila dollari al “Trump 47 Committee”, il comitato elettorale creato a marzo in sostituzione del Comitato Repubblicano. In pratica tutti i soldi dei donatori finiranno solo nella commissione per la sua rielezione.
Al momento, Biden ha a disposizione 146 milioni di dollari, mentre Trump ne ha 88, perché, finora, il presidente non ha dovuto spendere in avvisi pubblicitari per le primarie come è stato costretto a fare il secondo.
I sondaggi alimentano anche la confusione. In contrasto con lo scarso gradimento nei confronti dei due candidati ci sono i temi che i due candidati spingono che, invece, sono tra i più sentiti dagli elettori. Per Biden il diritto delle donne alla scelta della maternità, per Trump il blocco all’immigrazione. Da capire se questi saranno tematiche sufficienti per spingere gli americani ad andare ai seggi elettorali.