Scintille in aula al processo Trump. Dopo quattro giorni di testimonianza Michael Cohen ha lasciato lo scomodo scanno dei testimoni ed è stata la volta che gli avvocati della difesa hanno chiamato i loro. Ma non è stato un passaggio facile.
L’avvocato di Trump, concludendo il suo controinterrogatorio, ha accusato l’ex fixer del presidente di aver fatto la cresta sui conti spesa che portava alla Trump Organization. Gonfiava le richieste dei rimborsi per la vicenda dei soldi versati a Stormy Daniels per comprare il silenzio della porno star sulla sua relazione con l’ex presidente.
Descrivendo Cohen come motivato dall’avidità e disposto a mentire quando gli fa comodo, l’avvocato Todd Blanche lo ha forzato ad ammettere di aver rubato 30 mila dollari e ha ricordato alla giuria la sua falsa testimonianza sotto giuramento resa al Congresso.
“Quindi, hai rubato alla Trump Organization, è giusto?”, gli ha chiesto Blanche. “Si, signore”, è stata la risposta di Cohen, che ha ammesso di aver chiesto 50 mila dollari di rimborsi per servizi informatici resi dalla Red Finch, quando, invece, ne aveva spesi solo 20 mila. A questo punto, l’avvocato gli ha chiesto se avesse mai restituito i soldi intascati o ammesso di averlo fatto, e Cohen ha dovuto rispondere “no”.
La Red Finch, società di servizi informatici, era stata assunta per creare un sondaggio fasullo online condotto sui leader aziendali, ha spiegato Cohen la scorsa settimana. Questo per cercare di alzare le quotazioni della sua candidatura alla Casa Bianca e minimizzare la negatività sull’opinione pubblica che la vicenda di Stormy Daniels avrebbe potuto portare, dopo che era già stato mostrato il filmato di “Planet Hollywood”, in cui Trump affermava di poter “prendere le donne per la vagina”.
“Perché hai voluto quei 30 mila dollari extra?”, gli ha chiesto lunedì il pubbico ministero Susan Hoffinger. Cohen ha risposto che era arrabbiato perché il suo bonus era stato ridotto quell’anno e che chiedere un rimborso maggiore era “quasi come un auto-aiuto”. Quando gli è stato domandato se avesse capito che ciò che aveva fatto era sbagliato, lui ha confermato di sì.
Una ammissione devastante che dà un colpo importante alla sua già danneggiata credibilità, messo a segno dal team di avvocati di Trump che hanno l’obiettivo di dimostrare l’inattendibilità della sua testimonianza. Peraltro Cohen è già stato condannato a 3 anni di carcere per diverse imputazioni, tra cui aver giurato il falso.
“Quando lei ha mentito al Congresso, ha detto che ha mentito per lealtà. Lealtà verso il presidente Trump?”, ha chiesto l’avvocato di Trump a Cohen. “Si, signore”, ha risposto il testimone. “È vero quindi che lei mentirebbe per lealtà?”, l’ha incalzato il legale che ha così concluso il suo controinterrogatorio con l’ammissione da parte del teste principale dell’accusa contro Trump della sua disponibilità a mentire.
Trump this morning on his way into the courtroom: “They have no case, no crime. It’s been determined by everybody, every legal scholar. New York Post editorial board … ” pic.twitter.com/tLPdyn7vR2
— Aaron Rupar (@atrupar) May 20, 2024
La difesa poi ha ascoltato la testimonianza Robert Costello, un avvocato che ha parlato a lungo con Cohen quando è stato sottoposto a pressioni legali da parte degli investigatori federali nel 2018. Ha affermato che Cohen gli ha detto che Trump “non sapeva nulla” del pagamento del “silenzio” di Stormy Dniels.
Ma il problema della credibilità non affligge solo l’avvocato Cohen. Anche Costello, che è legato mani e piedi al partito repubblicano (è stato per anni il difensore di Rudy Giuliani e di Steve Bannon), parlando con saccente arroganza alle direttive del magistrato, ha mandato su tutte le furie il giudice Merchan. Con una mossa insolita, il magistrato ha fatto uscire dall’aula i giurati e il pubblico e ha ammonito il testimone a non alzare gli occhi al cielo e non fare gesti e commenti quando viene interrogato e di rispondere solo alle domande che gli vengono rivolte. L’interrogatorio di Costello proseguirà domani.
A fine udienza gli avvocati di Trump hanno chiesto nuovamente l’archiviazione della causa affermando che i pubblici ministeri non erano riusciti a dimostrare il loro caso. Blanche ha implorato il giudice di “non lasciare che questo caso andasse alla giuria basandosi sulla testimonianza “di un bugiardo come Cohen”.
Il giudice Juan M. Merchan non si è pronunciato sulla richiesta della difesa.
“Questo processo è un disastro, è una caccia alle streghe” ha inveito Donald Trump lasciando il tribunale.