Migliaia di iraniani si sono radunati martedì mattina in piazza Valiasr, nel centro di Teheran, per rendere l’ultimo omaggio al presidente Ebrahim Raisi, morto domenica in un incidente in elicottero assieme al ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian.
Le spoglie di Raisi, del ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdullah e degli altri passeggeri dell’elicottero (almeno otto secondo la stampa iraniana) riceveranno una prima cerimonia funebre martedì a Tabriz, capitale della provincia dell’Azerbaigian orientale dove si è consumata la tragedia, per poi essere trasportate proprio nella capitale della Repubblica Islamica.
La guida suprema Ali Khamenei guiderà le preghiere durante una cerimonia di commiato prevista a Teheran nella serata di martedì, prima delle grandi processioni che inizieranno mercoledì mattina. La salma di Raisi sarà poi portata giovedì mattina nella provincia del Sud Khorasan (est), quindi nella sua città natale, Mashhad (nord-est), dove sarà definitivamente sepolta giovedì sera nel Mausoleo dell’Imam Reza, uno dei principali santuari sciiti.
Presidente ad interim è ora Mohammad Mokhber, che la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha incaricato di assumere le funzioni in vista delle elezioni che si terranno entro 50 giorni.
L’incidente in elicottero che ha ucciso Raisi potrebbe segnare un punto di svolta per il paese degli ayatollah. Il velivolo è precipitato al confine con l’Azerbaigian in una zona di montagna fra pioggia e vento. Le operazioni di soccorso coadiuvate anche dai mezzi inviati da Russia e Turchia sono molto difficoltose per le condizioni del terreno. A bordo del mezzo c’erano diverse altre persone, fra cui il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdullah.

La comunicazione del decesso di Raisi è arrivata dopo più di 12 ore di ricerche ininterrotte da quando il velivolo su cui stavano viaggiando il presidente iraniano, il ministro degli Esteri e diverse persone del loro team si è schiantato nella regione montuosa fra Klibar e Varzaghan. I soccorritori sono riusciti a rintracciare l’ultimo segnale arrivato dall’elicottero e su quello si sono basate le ricerche, agevolate da droni di ricognizione turchi.
Il presidente Raisi e il ministro degli Esteri stavano rientrando a Teheran dopo l’inaugurazione della diga di Qiz-Qalasi.

Per accelerare i soccorsi, sono stati mobilitati anche l’esercito e le Guardie Rivoluzionarie.
Raisi, 63 anni, religioso sciita ultraconservatore, era considerato uno dei papabili successori del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei. Facile immaginare che i servizi segreti americani e internazionali pensino a un potenziale attentato. Mentre Israele nega ogni coinvolgimento nell’evento, la giustizia iraniana ha ovviamente aperto un’inchiesta.

Scompaiono così a Teharan due delle figure più influenti della politica del paese in una fase di grande tensione, sul fronte internazionale soprattutto con Israele, e sul fronte interno per le crescenti manifestazioni popolari di dissenso, brutalmente represse dal governo di Raisi.
Da quando è stato eletto presidente nel 2021, Raisi ha governato con il pugno di ferro introducendo politiche sulla moralità molto severe e una sanguinosa repressione delle proteste antigovernative che in questi giorni si rincorrono per le strade di Teheran, dove la gente sconta disagi economici e disoccupazione e sta subendo una propaganda di stato sempre più selvaggia, che addirittura accarezza la ripresa del progetto atomico per mantenere la sua rilevanza nella regione.

La sua presidenza è stata segnata in particolare da due eventi: nel 2022 l’ondata delle proteste guidate da donne e ragazze che chiedevano la fine del dominio religioso sul paese; e quest’anno dalle ostilità con lo Stato Ebraico in uno scambio di sanguinose rappresaglie fra cui un attacco di Israele a un complesso diplomatico in Siria che ha ucciso diversi comandanti iraniani fra cui il generale Qasem Soleimani. Il mese scorso, l’Iran ha lanciato un attacco senza precedenti con droni e missili contro Israele e ha dichiarato di aver rinforzato il suo armamento con ordigni all’uranio.
Prima della conferma della morte, l’ayatollah Khamenei era comparso in televisione cercando di tranquillizzare l’opinione pubblica: “caro popolo dovunque siate non vi preoccupate, la gestione del paese non subirà interruzioni”. Ma il paese è inquieto. Moltissime le persone scese in piazza per piangere la guida del governo.
I servizi segreti americani sono in allerta. L’incidente arriva in un momento molto delicato. Fra Teheran e Washington erano in corso trattative discrete per stabilizzare la situazione a Gaza e in Libano nel tentativo di arrivare a un cessate il fuoco il prima possibile.
