La bandiera americana capovolta, simbolo del movimento eversivo “Stop the Steal”, sventolava sulla casa del giudice della Corte Suprema Sam Alito.
A pochi giorni dalla decisione che la Corte dovrà emettere sull’immunità dell’ex presidente Donald Trump, lo scoop del New York Times lancia un forte allarme sulla mancanza di imparzialità da parte dei magistrati della stessa.
Una bizzarra similitudine questa del giudice Alito con il sinistro messaggio lanciato da Frank Underwood nella serie televisiva House of Cards quando, nel finale della quarta stagione, mentre appare la bandiera americana capovolta, dice alla subdola moglie assetata di potere: “Non ci sottomettiamo al terrore. Noi creiamo il terrore”.
We couldn’t possibly comment. @HouseofCards, May 30. https://t.co/Z9bjsMaOqd
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La “frusta” del Senato, il democratico Dick Durbin, che è anche presidente della Commissione Giustizia della Camera Alta, ha affermato in una dichiarazione scritta, rilasciata dal suo ufficio: “Sventolare la bandiera americana capovolta mostra un evidente pregiudizio. Il giudice Alito dovrebbe ritirarsi immediatamente dai casi relativi alle elezioni del 2020 e all’insurrezione del 6 gennaio”.
Quest’ultima vicenda pone seri interrogativi sull’imparzialità di questa Corte Suprema e sulla voluta mancanza di porre regole etiche tra i magistrati della massima assise giudiziaria americana. La legge federale impone a tutti i dipendenti federali, senza distinzione di grado, di dichiarare i regali che superano il valore di 10 dollari e di non partecipare alle attività politiche, al di fuori dei loro doveri lavorativi.
Ma queste regole non sono mai state imposte ai magistrati della Corte Suprema i quali, in tono di sfida, affermano che il loro comportamento è insindacabile.
Negli ultimi mesi, specie dopo il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021 e dopo che la Commissione d’inchiesta della Camera ha evidenziato gli stretti legami con alcuni degli organizzatori del tentato golpe, il Congresso ha rinnovato le richieste per una riforma etica.

Il primo a mettere in evidenza i dubbi rapporti tra alcuni magistrati e i donatori è stato ProPublica: ha rivelato che il giudice Clarence Thomas aveva accettato regali e viaggi di lusso dal megadonatore del Partito Repubblicano, Harlan Crow. Regali ottenuti per anni senza rivelarlo, come, invece, richiede la legge federale. Ma c’è di più. Secondo quanto riferito, Crow ha pagato le tasse scolastiche private del pronipote di Thomas e ha acquistato alcune sue proprietà immobiliari in Georgia nel 2014, compresa la casa dove vive ancora la madre di quest’ultimo. E non finisce qui. Thomas ha un altro “problemino”: sua moglie Ginni, attivissima e una dei fondatori del movimento “Tea Party”, ha sostenuto i tentativi di Trump di ribaltare le elezioni del 2020, mentre il giudice stava esaminando i casi su questa vicenda. Non si limita a una questione ideologica. La Commissione Finanze del Senato ha scoperto che il magistrato “aveva preso in prestito” il lussuoso camper, da 270 mila dollari, del suo amico multimiliardario Anthony Welters. Non lo ha mai restituito né lo ha mai inserito come regalo nella sua dichiarazione dei redditi. Inoltre Thomas ha partecipato ad almeno due summit dei donatori Koch, l’organizzazione politica di destra fondata dai fratelli miliardari Charles e David Koch, e a una cena con benefattori di alto livello, senza rivelare la sua apparizione all’evento. Il New York Times ha scritto che ha ricevuto per anni “benefici” – altri viaggi di lusso e un anello del Super Bowl – “da un gruppo più ampio di amici ricchi e potenti” – alcuni dei quali avevano affari davanti alla Corte – attraverso la sua appartenenza alla Horatio Alger Society. Questo fatto è stato ampiamente criticato dal periodico dell’Associazione degli Avvocati, l’ABA Journal, che aveva evidenziato come i ricchi e i potenti abbiano maggiori vantaggi in un sistema giudiziario che dovrebbe essere apartitico.
Ma non è solo Thomas a essere accusato di non essere imparziale. ProPublica ha riferito che Alito va a pesca con il miliardario Paul Singer, il cui hedge fund è più volte comparso davanti alla Corte. Il magistrato non aveva mai parlato dei suoi contatti personali con Singer fino a quando ProPublica ha pubblicato la storia. Giustificò la sua partecipazione alla pesca, che includeva quattro giorni in un resort a cinque stelle dell’Alaska e un viaggio su un aereo privato, sostenendo di non conoscere il fondo per cui l’amico lavorava e di non voler perdersi il posto sul jet privato.
Alito ha attirato l’attenzione in seguito a ciò che il New York Times aveva riferito a novembre: un attivista conservatore era a conoscenza della sentenza del 2014 nel caso Burwell contro Hobby Lobby, dopo che i suoi donatori avevano cenato con lui. All’epoca questa rivelazione ha scatenato un’udienza davanti Commissione Giustizia della Camera.

E non sono solo i giudici conservatori. Un’inchiesta dell’Associated Press ha scoperto che lo staff della giudice Sonia Sotomayor ha “spronato” le istituzioni pubbliche ad acquistare copie dei suoi libri.
Politico ha riferito che il giudice Neil Gorsuch ha venduto beni immobili al capo di uno studio legale che molto spesso compare davanti alla Corte Suprema. La vendita della proprietà venne fatta pochi giorni dopo che Gorsuch era stato nominato.
Anche il presidente della Corte Suprema, John Roberts, è stato messo sotto accusa perché sua moglie, che fa la reclutatrice di avvocati per gli studi legali, ha guadagnato più di 10 milioni di dollari in commissioni. Molti di quelli selezionati da lei sono comparsi davanti alla Corte.
E non sono nemmeno solo i soldi. Il giudice Gorsuch e il giudice Brett Kavanaugh hanno partecipato a eventi e socializzato con politici e personaggi di destra. Gorsuch è andato l’anno scorso a un evento orgnizzato dalla Federalist Society insieme ai politici repubblicani e Kavanaugh è stato ospite d’onore a una festa voluta dal capo della Conservative Political Action Coalition (CPAC).
“Penso che sarebbe meglio per la Corte se Alito non si coinvolgesse nei casi derivanti dalle elezioni del 2020. – ha detto il direttore del Berkeley Judicial Institute, Jeremy Fogel, ex magistrato federale. – Ma sono abbastanza certo che non lo farà”. Secondo Fogel, se quello che ha fatto Alito fosse stato fatto da un altro magistrato non della Corte Suprema, ci sarebbe stata l’immediata ricusazione.
Il senatore Durbin, che nei mesi scorsi ha condotto l’indagine della Commissione Giustizia sull’etica della Corte Suprema, ha affermato che i legislatori avrebbero “riesaminato attentamente” il loro codice etico “per evitare che la più alta corte del paese non applichi lo standard etico più basso del nostro governo federale”.