Ha cominciato a funzionare il molo galleggiante costruito dagli Stati Uniti per portare aiuti a Gaza: nella giornata del 17 maggio è servito a scaricare centinaia di tonnellate di aiuti alimentari e umanitari arrivati via nave da Cipro, dove il materiale viene ispezionato prima di essere caricato in stiva. Ma questo faraonico progetto servirà davvero a risolvere la drammatica situazione degli abitanti palestinesi di Gaza? Oltre due milioni di persone che dopo ormai sette mesi di bombardamenti e operazioni di terra israeliane nella Striscia per sgominare Hamas, non solo contano oltre 35mila morti e sono stati sgomberati più volte, in fuga da nord a sud, da est a ovest senza possibilità di lasciare il territorio sigillato, ma soffrono la fame.
“Questo è uno sforzo internazionale continuo per fornire aiuti ulteriori ai civili palestinesi attraverso un corridoio marittimo interamente umanitario” afferma il Comando Centrale degli Stati Uniti su X.
Il molo approntato segue il modello di operazioni simili realizzate in passato; frutto di due mesi di lavoro e dell’impegno di mille soldati e marinai statunitensi, a cura del dipartimento Joint Logistics Over-the-Shore (JLOTS), consta di una piattaforma galleggiante al largo e di un lungo molo che affonda a riva nella sabbia.Nessun soldato Usa ha però fisicamente messo piede sul suolo di Gaza, fa sapere l’esercito.
L’approvvigionamento di cibo, materiali medici e generi di prima necessità a Gaza è un problema sempre, anche in tempo di pace, perché la Striscia non produce quasi nulla, la popolazione è dipendente dall’UNWRA, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, e dagli aiuti internazionali che arrivano con lentezza attraverso i valichi di terra con l’Egitto e con Israele. Ma dopo l’efferato attacco di Hamas in terra israeliana del 7 ottobre scorso, Israele ha chiuso i valichi e li ha riaperti solo con il contagocce in seguito a pressioni internazionali. L’invio di aiuti via terra tuttavia resta il modo più rapido – se Israele lo consente – per approvvigionare i residenti di Gaza.
Quanto materiale si può fornire tramite il molo galleggiante? Inizialmente si parla del contenuto di 90 camion al giorno, 150 a pieno regime. Da solo, quindi, il materiale arrivato via mare non sarebbe sufficiente. La comunità internazionale continua a chiedere a Israele di consentire il passaggio almeno di 500 camion al giorno aprendo altri valichi di ingresso.
Il processo di scarico sul molo è complicato. Il mare lungo la Striscia di Gaza è poco profondo e le navi devono fermarsi al largo. I container vengono scaricati sulla piattaforma galleggiante e da lì trasportati al molo a bordo di LSV, veicoli logistici di supporto. A riva, ci sono i camion gestiti e controllati dall’esercito israeliano che portano il materiale fino a un deposito di smistamento. Da lì, sono le agenzie internazionali, in primo luogo il World Food Programme, che si incaricheranno di distribuire gli aiuti attraverso la Striscia.
Questa ultima operazione è la più rischiosa. Prima di tutto anche il carburante scarseggia, e poi autisti e operatori spesso hanno paura di lavorare. I palestinesi in cerca di aiuto a volte assaltano i camion, e il pericolo arriva anche dal cielo: in aprile sette operatori dell’ong World Central Kitchen sono stati uccisi mentre distribuivano aiuti da un missile partito da un drone israeliano.