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May 16, 2024
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Cohen omette dettagli: a rischio la sua credibilità. Venerdì niente udienze

Durante la chiamata con Keith Schiller, oltre a confermare il pagamento, avrebbe chiesto protezione

Marco GiustinianibyMarco Giustiniani
Cohen omette dettagli: a rischio la sua credibilità. Venerdì niente udienze

Donald Trump in tribunale a Manhattan - Credit: Ansa

Time: 3 mins read

La quinta settimana del processo contro Donald Trump a New York si è conclusa così come è iniziata: con Michael Cohen sul banco dei testimoni. Dopo che per anni ha ricoperto il ruolo di “fixer”, la mano oscura, dell’ex presidente, la sua testimonianza è stata fondamentale per l’accusa. Ma oggi la sua credibilità è stata messa in seria discussione dagli avvocati di Trump.

Come è noto, l’ex presidente è accusato di aver falsificato i documenti aziendali per nascondere il rimborso a Cohen, dopo che lui aveva anticipato i 130 mila dollari per Stormy Daniels. A pochi giorni dalle elezioni del 2016, i racconti dell’attrice di film porno avrebbero potuto danneggiare seriamente la possibilità di Trump di conquistare la Casa Bianca e quindi il pagamento è stato considerato come un finanziamento non dichiarato alla sua campagna elettorale.

In questi tre giorni di controinterrogatorio, gli avvocati dell’ex presidente hanno cercato di minare la credibilità di Cohen, dipingendolo come un bugiardo, già condannato per aver fatto falsa testimonianza sia in un processo penale, in cui è stato incolpato anche per evasione fiscale, che alla Commissione d’inchiesta della Camera. Bugie, sostengono i legali di Trump, per ottenere vantaggi economici e per vendetta contro il suo ex capo che non gli ha concesso il perdono presidenziale quando ancora era alla Casa Bianca.

Keith Schiller, Trump’s bodyguard – Credit: Wikipedia

A dare munizioni agli avvocati dell’ex presidente è stata una telefonata che nei giorni scorsi Cohen aveva confermato di aver fatto a Keith Schiller, allora guardia del corpo di Trump, che veniva usato come intermediario per parlare con l’allora presidente. Durante quella conversazione, l’ex fixer aveva comunicato al capo della Casa Bianca che il pagamento per Stormy Daniels era stato versato e che i soldi li aveva anticipati lui.

L’avvocato di Trump nel controinterrogatorio ha, invece, sostenuto che la telefonata in questione, durata in tutto poco meno di 2 minuti, era stata fatta perché Cohen aveva chiesto a Schiller di intervenire. Pare che ricevesse delle chiamate minatorie sul suo cellulare, per le quali venne poi arrestato un ragazzo di 14 anni. “Non c’è stato il tempo materiale in meno di due minuti di parlare delle due cose”, ha dichiarato l’avvocato di Trump, definendo la testimonianza di Cohen “una clamorosa bugia raccontata da un bugiardo già condannato”.

In evidente difficoltà, Cohen ha risposto che la richiesta avanzata a Schiller era secondaria alla conferma del pagamento data a Trump. Ma da questa omissione gli avvocati dell’ex presidente hanno ribadito la totale mancanza di credibilità del testimone.

Da capire ora se le cose non dette da Cohen sono solo una dimenticanza o se si tratta di una diffamante bugia verso il suo ex capo. Todd Blanche, l’avvocato principale di Trump, ha tempestato l’ex fixer di domande sulla sua condanna per aver mentito al Congresso e sulla sua ammissione di aver falsificato la testimonianza davanti a un giudice durante un processo per una serie di crimini federali nel 2018. Blanche ha riportato anche i post di Cohen dello scorso anno in cui parlava dell’ex presidente quando era stato incriminato dal gran giurì a Manhattan. “Spero davvero che Trump finisca in prigione”, afferma Cohen in un clip postato in rete. “Voglio che vada a marcire in una prigione per quello che ha fatto a me e alla mia famiglia”, afferma in un altro post.

Il giudice Juan Merchan ha stabilito che domani non ci sarà udienza. Da capire ora che impatto avrà sui giurati questo clamoroso sviluppo.

L’unico che potrebbe fare luce su questa telefonata fatta da Cohen è Keith Shiller che non si capisce perché né difesa né accusa lo hanno convocato per testimoniare. Schiller era già stato menzionato da Stormy Daniels durante la sua deposizione che lo ha definito come l’intermediario che organizzò il suo incontro con Trump.

Keith Schiller è un ex detective della polizia di New York che ha lavorato per Trump dall’inizio degli anni 2000, quando venne assunto come capo della sicurezza presso la Trump Tower a Manhattan. Quando il tycoon fu eletto lo volle alla Casa Bianca e lo nominò direttore delle operazioni dello Studio Ovale. Ora è in pensione e vive in Florida.

Martedì i pubblici ministeri avevano detto che Cohen era il loro ultimo testimone. Blanche ha comunicato al giudice, Juan Merchan, che non è sicuro se Trump testimonierà a o se verranno chiamate altre persone.

Dopo cinque settimane di processo cresce la percentuale di americani che crede che Donald Trump abbia falsificato la contabilità per nascondere il pagamento a Stormy Daniels. Un sondaggio di Yahoo News/YouGov mostra che la maggioranza degli intervistati – il 52% – pensa che le accuse siano giustificate. Per la prima volta il dato ha superato il 50%: a marzo, infatti, era il 45% a sostenere che Trump avesse falsificato i conti e ad aprile il 48%. Quest’ultima analisi, condotta dal 10 al 13 maggio, mostra anche un calo nella valutazione favorevole dell’ex presidente, dal 45% di marzo al 41% di oggi.

Anche questa mattina nove parlamentari MAGA sono andati in tribunale per mostrare la loro solidarietà all’ex presidente. Tra loro Matt Gaetz e Lauren Boebert che sono seduti in prima fila, accanto a Eric Trump.

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Marco Giustiniani

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