Joe Biden ha invocato il privilegio esecutivo e non ha dato l’autorizzazione per rilasciare le registrazioni audio e video dell’interrogatorio condotto da Robert Hur nel caso di impeachment che lo riguarda. L’inchiesta, gestita dal consulente speciale nominato dal ministro della Giustizia, Merrick Garland, indaga il modo in cui il presidente ha gestito le carte non restituite ai National Archives quando lui era ancora vicepresidente. Questi file sono l’ennesimo tentativo dei repubblicani di mettere Garland sotto accusa per oltraggio al Congresso.
“Anche se la nostra collaborazione con la Camera è stata straordinaria, abbiamo la responsabilità di salvaguardare la riservatezza di file la cui pubblicazione potrebbe mettere in pericolo future indagini”, ha risposto il Ministero della Giustizia. Ai presidenti delle due Commissioni di indagine è stata inviata anche la lettera che Garland ha scritto a Biden chiedendogli di rivendicare i privilegi esecutivi perché il rilascio dei nastri “danneggerebbe i futuri sforzi delle forze dell’ordine”.
Nel gennaio 2023, Garland nominò Hur per indagare sulla gestione dei documenti riservati trovati nel 2022 a Wilmington, in Delaware, a casa di Biden e in un ufficio che utilizzava quando era vicepresidente. Hur, che ha interrogato il presidente in ottobre, ha concluso nel suo rapporto finale che non c’erano prove per accusarlo di crimini. Ma nello stesso documento ha scritto che la sua decisione è stata in parte influenzata dal fatto che, se Biden fosse perseguito, sarebbe “difficile convincere una giuria a condannarlo di un reato grave che richiede l’evidente volontà di commettere un crimine – data la sua età”.
I repubblicani hanno colto la descrizione di Biden come “un uomo anziano, con scarsa memoria” – una caratterizzazione che Hur sosteneva fosse rilevante per le sue decisioni durante la sua testimonianza resa davanti al Congresso.

Avviata dai repubblicani che indagano sulle finanze di Hunter Biden e sui rapporti che padre e figlio avevano, l’inchiesta sull’impeachment del presidente si è bloccata negli ultimi mesi per la totale mancanza di prove e per i dubbi emersi negli stessi parlamentari sull’efficacia politica di questa iniziativa che, secondo l’ala più moderata del partito, getta una luce sinistra sul GOP. Con la loro sottilissima maggioranza, i repubblicani alla Camera hanno bisogno di un voto unanime per deferire Garland alla magistratura.
I responsabili delle due commissioni però non si arrendono e sostengono che Garland è il responsabile della loro mancanza di progressi.
Il deputato democratico, Jamie Raskin, ha detto che i repubblicani stanno “cercando di incolpare il procuratore generale Garland per la loro prolungata commedia degli errori”.
Nelle lettere inviate a James Comer, presidente della Commissione di Supervisione, e a Jim Jordan, presidente della Commissione Giustizia, il direttore legale del Dipartimento della Giustizia ha scritto che la richiesta dei repubblicani è motivata a livello politico – e non “al servizio di legittime funzioni di supervisione o investigative” – poiché hanno già le trascrizioni delle interviste di Biden. Si legge, inoltre, che rendere pubblica la registrazione della testimonianza indebolisce le future cooperazioni dei testimoni.
Il parlamentare Comer finora non ha prodotto alcuna prova che Biden abbia beneficiato dei rapporti d’affari di suo figlio Hunter. L’anno scorso, il presidente della Commissione di Supervisione ha accusato il direttore dell’FBI Christopher A. Wray di oltraggio al Congresso per non aver rispettato un mandato di comparizione. A Wray veniva richiesto di consegnare integralmente un documento dell’FBI che conteneva accuse ritenute infondate e orchestrate dallo spionaggio russo sulla famiglia Biden. Il Dipartimento di Giustizia ha poi incriminato l’ex informatore dell’FBI di aver mentito alle autorità in un piano preparato dai servizi segreti russi.