Martedì, otto TikToker hanno citato in giudizio il governo degli Stati Uniti, sostenendo che una nuova legge che impone la vendita o il divieto della popolare app viola i loro diritti del Primo Emendamento. La denuncia di 33 pagine, riportata per la prima volta dal Washington Post, arriva una settimana dopo che TikTok ha presentato la propria causa contro l’amministrazione federale, citando anch’essa preoccupazioni costituzionali sulla libertà di parola.
Firmato il mese scorso dal presidente Joe Biden, il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, promosso con un sostegno bipartisan dopo anni di controlli da parte del Congresso nei confronti del social, eliminerebbe l’applicazione dal mercato statunitense, nel caso in cui la sua società madre cinese, ByteDance dovesse decidere di non venderla a terzi.
Le persone che hanno deciso di presentare la causa, provengono da Stati e contesti diversi. Tutti e otto “hanno trovato la loro voce, hanno raccolto un pubblico significativo, si sono fatti nuovi amici e hanno incontrato nuovi e diversi modi di pensare, il tutto grazie al nuovo modo di TikTok di ospitare, curare e diffondere i discorsi”, si legge nel documento.
Il gruppo comprende Brian Firebaugh, un allevatore del Texas rurale; Chloe Joy Sexton, una panettiera del Tennessee che possiede un’azienda di biscotti; Talia Cadet, una recensore di libri con sede a Washington; Timothy Martin, un allenatore di football universitario del North Dakota; Kiera Spann, un’attivista politica del North Carolina; Paul Tran, un fondatore di un marchio di prodotti per la cura della pelle in Georgia; Topher Townsend, un rapper del Mississippi; e Steven King, uno sceneggiatore di commedie dell’Arizona. Secondo il loro parere, un eventuale ban “priverebbe il Paese di un mezzo per la comunicazione senza eguali”.
I creators, inoltre, suggeriscono che un divieto di TikTok potrebbe anche minacciare il loro sostentamento, dato che hanno costruito grandi comunità sulla piattaforma. Nella causa si legge che tutti i querelanti “hanno provato a usare altre applicazioni di social media, con molto meno successo”.
“Perdere la piattaforma significherebbe perdere non solo il mio reddito, ma anche il mio mezzo più efficace per entrare in contatto con persone in tutto il mondo”, ha spiegato ad esempio Chloe Sexton, il cui profilo vanta oltre 2 milioni di followers, “Sono orgogliosa di far parte di questa causa e di difendere tutti coloro che contano su TikTok, proprio come me”.
Il noto social, che vanta circa 170 milioni di utenti americani, è sotto osservazione da parte dei legislatori da diversi anni. Molti sostenitori della legge contestata dai creators, infatti, hanno avvertito che la piattaforma è controllata dal Partito Comunista Cinese e che quindi rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dei suoi abitanti.