Dallo scorso venerdì il Canada ha cominciato a bruciare.
Numerosi incendi boschivi hanno infatti intaccato le zone abitate della Columbia Britannica, della provincia sulla costa sud occidentale e dell’Alberta, richiedendo così l’intervento tempestivo dei vigili fuoco che hanno dato ordine di evacuare i territori subito dopo aver tentato l’impossibile per sedare le fiamme.
Un video girato da Eyewitness a 5 km a sud del confine con l’Alberta mostra chiaramente una coltre di fumo densa, incombete e difficilmente gestibile avanzare senza sosta. Sono però le cittadine di Fort Nelson e Fort McMurray (già devastata nel 2016) quelle più colpite: il sindaco della prima ha dichiarato in un’intervista televisiva che oltre 3mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case, mentre se ne contano altre mille per la seconda.
Domenica, a 16 km a Sud-Ovest da Fort McMurray, la situazione è degenerata registrando 43 incendi attivi avviati dalla caduta di un albero sulla linea elettrica. Nonostante i soccorsi con mezzi aerei e di terra, la situazione non sembra volgere al meglio a causa dei forti venti che incidono sulla propagazione delle fiamme. “Le prossime 48 ore saranno difficili a causa dei venti occidentali previsti e dei combustibili estremamente secchi e volatili presenti nell’area – ha detto Ben Boghean del servizio antincendio della provincia (BCWS) – I 70 vigili del fuoco che stanno lavorando all’incendio potrebbero essere a rischio”.
La pessima qualità dell’aria si è inoltre diffusa oltre il territorio canadese, arrivando a coinvolgere anche gli Stati Uniti: il fumo ha raggiunto più zone, dal Montana al Wisconsin e, soprattutto, il Minnesota, dove l’allarme è stato lanciato domenica e tuttora permane nella parte a nord con un Air Quality Index (AQI) compreso tra 150 e 200, ovvero non salutare. Superati i 200 AQI si parla infatti di zona “molto a rischio”.
Una catastrofe, in Canada, che indubbiamente non ha colto di sorpresa gli abitanti: già la scorsa estate la situazione era diventata ingestibile comportando danni di notevole portata, addirittura tra i più gravi della storia del Paese. Presero fuoco oltre 150 mila chilometri quadrati di terra, morirono otto vigili del fuoco e 230mila persone furono sfollate.
La causa di questi episodi è da addurre ai molteplici anni di siccità nella regione e, nello specifico di quest’anno, alla scarsa quantità di neve precipitata in inverno. La prospettiva per l’estate è dunque tutt’altro che rosea; il governo federale ha avvertito che il Canada sta affrontando un’altra pesante stagione di incendi in quanto prevede temperature primaverili ed estive superiori alla media in gran parte del Paese, potenziate dalle condizioni meteorologiche di El Nino.