Ultimo giorno di Dolce Vita per il sindaco di New York Eric Adams, giunto a Roma per un Meeting sulla Fraternità organizzato dal Vaticano. Dopo l’appuntamento con papa Francesco, dove Adams gli ha “parlato dei conflitti che si stanno verificando in Africa, ad Haiti e in Medio Oriente” e dell’antisemitismo, e con il primo cittadino Roberto Gualtieri, questa mattina ha incontrato le comunità ebraica e islamica della città.

Prima di tutto il sindaco Adams è andato a messa presto alla Basilica di San Bartolomeo all’Isola. Poi si è spostato a piedi fino al ghetto ebraico, attraversando il Tevere, camminando per i vicoli romani e incontrando la popolazione. Davanti a uno striscione con le foto degli ostaggi israeliani tenuti in cattività a Gaza, il primo cittadino di New York si è fermato e ha reso omaggio alla millenaria comunità ebraica: “Riportiamo queste persone a casa e distruggiamo Hamas”. Ha continuato rivolgendosi al presidente della Comunità ebraica romana, Victor Fadlun. “Siamo fratelli e la vostra battaglia è la nostra battaglia”. Adams era stato prima accolto nella Sinagoga di Roma dal rabbino capo romano, Riccardo Di Segni.
“Con onore e grande orgoglio accolgo il sindaco di New York – ha dichiarato il presidente Fadlun. – Adams ha ricordato i 1200 ebrei colpiti, assassinati e rapiti in quell’evento orribile del 7 ottobre e senza sé e senza ma, ha riconosciuto il diritto di Israele a difendere la sua popolazione e a sradicare i terroristi di Hamas da tutto il territorio di Gaza. Grazie sindaco Adams per le tue parole forti. La risposta della mia comunità è che: sì, tu sei nostro fratello. Noi siamo tuoi fratelli e le battaglie di democrazia, rispetto e libertà, le battaglie dell’Occidente sono le nostre battaglie”.

Il sindaco Adams si è spostato verso la Grande Moschea dove è stato ricevuto da Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico Culturale d’Italia – Grande Moschea di Roma, in rappresentanza del consiglio di amministrazione; dall’imam Nader Akkad; da Adel Amer, presidente della comunità egiziana di Roma; dall’imam El Refaey Issa; da Abdel Aziz Sarhan, direttore della Lega musulmana mondiale; e da una delegazione della comunità musulmana della capitale. “Il sindaco di New York ha apprezzato molto il disegno della Moschea più grande d’Europa – ha affermato l’imam Nader Akkad. – È un eccellente progetto di dialogo interreligioso architettonico ideato da Paolo Portoghesi, un architetto romano cattolico che ha saputo dare alla Comunità musulmana romana un bellissimo programma di culto e di pace”.

Dopo queste visite, alla Comunità ebraica, al Centro Islamico e alla Grande Moschea, il sindaco Adams si recherà alla Basilica di Santa Maria per colloqui con il personale della Comunità Sant’Egidio, con richiedenti asili e rifugiati – un incontro fondamentale data la situazione grave di New York.
Il sindaco Adams era arrivato a Roma la mattina del 10 maggio per un Meeting sulla Fraternità organizzato dal Vaticano. Venerdì è entrato nel cantiere della metropolitana vicino al Colosseo e si è confrontato con il sindaco Roberto Gualtieri sugli sviluppi della città perché “New York è la Roma d’America”, in quanto sono simili per le dimensioni, la quantità di turisti, il traffico e le difficoltà nell’amministrare una metropoli di questo genere. Sabato, invece, ha incontrato papa Francesco, che lo ha accolto in Vaticano insieme a una quarantina di altre persone, fra sindaci e premi Nobel per la pace. I due si sono scambiati qualche parola.
“Ho parlato con lui dei conflitti che si stanno verificando a livello globale – ha dichiarato il sindaco Adams, chiedendo poi al pontefice di pregare per l’umanità. – E anche del programma e dell’iniziativa attivati con il proprietario dei Patriots. Quello che sta facendo per porre fine all’antisemitismo, credo sia molto importante”, riferendosi a Robert Kraft. “Mi ha risposto affermativamente e mi ha detto: Eric, prega anche per me. Questo dimostra l’umanità che c’è in lui come persona. È chiaro che c’è qualcosa di speciale in Papa Francesco, anche solo per le sue interazioni con noi. Ed era chiaro quanto fosse attento”.