Sì a una critica della brutalità israeliana nella Striscia di Gaza, no a una certificazione formale che le operazioni militari nell’enclave palestinese stiano violando il diritto internazionale.
Secondo indiscrezioni rilanciate da Axios, sarebbe questo il sunto dell’attesissimo report che il segretario di Stato americano Antony Blinken renderà noto oggi al Congresso – e che darebbe di fatto il via libera a nuove forniture di armi made in USA allo Stato ebraico.
Il rapporto, politicamente sensibilissimo, è frutto di mesi di lavoro del Dipartimento di Stato dopo il memorandum sulla sicurezza nazionale firmato dal presidente Joe Biden a febbraio, con cui la Casa Bianca ha delegato alla propria diplomazia il compito di stabilire se Israele abbia rispettato il diritto internazionale e limitato gli aiuti umanitari a Gaza. In caso affermativo, Washington avrebbe il potere di sospendere ogni tipo di assistenza militare nei confronti dell’alleato.
Oltre a Israele, il ministero degli Esteri di Washington ha esaminato anche la condotta di altri sei Paesi.
Secondo Axios, Blinken è pronto a certificare al Congresso che Israele non ha violato le disposizioni del memorandum sulla sicurezza nazionale, nonostante l’opinione contraria sia dell’Ufficio per i diritti umani del Dipartimento sia dell’USAID – l’agenzia USA per la cooperazione internazionale.
Fondamentali sarebbero state invece le opinioni dell’ambasciatore USA a Gerusalemme, Jack Lew, e dell’inviato umanitario per Gaza David Satterfield. Nelle scorse settimane i due hanno inviato un promemoria a Blinken in cui hanno negato che Israele, pur avendo limitato gli aiuti umanitari in passato e creato ostacoli per farli arrivare a Gaza, stesse attualmente violando il diritto internazionale a Gaza.
La condotta ostruzionista di Tel Aviv sarebbe infatti profondamente cambiata a partire dallo scorso aprile, dopo la telefonata-ultimatum di Biden al premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Secondo fonti anonime riportate da Axios, Blinken descriverà perciò la situazione in “termini molto critici” verso Israele e menzionerà che il Dipartimento di Stato sta ancora indagando su molti episodi critici. Ciononostante, non si spingerà fino a ritenere che Israele stia venendo meno ai requisiti imposti dalla Casa Bianca.
Il report era inizialmente atteso per l’8 maggio, ma ha richiesto qualche giorno in più per “motivi tecnici”, secondo quanto riferito dal Dipartimento. All’inizio della settimana la Casa Bianca ha peraltro annunciato un ritardo nella fornitura di bombe pesanti all’alleato mediorientale per il timore che questo possa usarle nell’assedio di Rafah, città a sud di Gaza che ospita oltre un milione di sfollati palestinesi.