Niente da fare. Hunter Biden sarà il primo figlio di un presidente in carica a essere processato. Ha mentito scrivendo sul modulo federale d’acquisto di una pistola che non era tossicodipendente quando invece era in cura in un centro di recupero.
Ieri, a Filadelfia, una Corte d’Appello federale ristretta, composta da tre magistrati, ha respinto la richiesta del figlio del presidente di essere prosciolto dalle accuse. I tre giudici hanno affermato che Hunter Biden non poteva presentare il ricorso perché il tribunale di grado inferiore non aveva ancora emesso una sentenza definitiva sul caso.
Poco dopo la decisione, la giudice federale di Wilmington, in Delaware, Maryellen Noreika, ha messo in calendario il processo per il 3 giugno. Secondo le previsioni, le udienze non dovrebbero durare più di 5 giorni.
Gli avvocati di Hunter Biden hanno detto che chiederanno all’intera Corte d’Appello di Filadelfia, composta in totale da nove magistrati, di rivedere la decisione.
“Riteniamo che le questioni siano troppo importanti e che sia opportuno un ulteriore riesame della vicenda”, ha affermato Abe Lowell, il principale avvocato di Hunter Biden che già il mese scorso aveva fatto appello alla decisione della giudice Noreika per aver rigettato la richiesta di conciliazione da lui presentata. Una richiesta in cui Hunter Biden si dichiarava colpevole della violazione e pagava una multa, senza affrontare il processo. Una prassi quasi sempre usata in circostanze simili.
Con un bizzarro sistema, che da solo spiega la facilità con cui chi le armi non le dovrebbe acquistare riesce invece a comprale, quando se ne acquista una bisogna riempire un formulario di sei pagine del Bureau Alcohol, Tobacco and Firearms, in cui vengono poste delle domande tipo “sei ricercato dalla polizia?” oppure “sei stato condannato per violenza domestica?”. Una delle domande è: “fai uso di droghe?”. Nel modulo Hunter Biden ha messo la croce nella casella del “NO”.
Secondo il Washington Post, che alle vicende di Hunter Biden ha dedicato molti articoli, è molto raro, meno dello 0,3%, che una persona che ha acquistato un’arma mentendo sul formulario venga perseguita dalla legge. Al massimo c’è la confisca dell’oggetto e una multa. Per Biden, invece, si vuole arrivare al processo penale. Una severità che sottolinea l’accanimento giudiziario nei confronti del figlio del presidente. Ma che questa famiglia sia stata presa di mira dai sostenitori dell’ex presidente Trump lo ha evidenziato l’avvio dell’impeachment per l’attuale capo della Casa Bianca.
Per più di un anno, Joe Biden e il figlio Hunter sono stati accusati di aver “fatto affari” con il colosso dell’energia Burisma, in Ucraina. Accuse mosse dall’ex talpa dell’Fbi, Alexander Smirnov, test chiave nell’inchiesta avviata dai parlamentari repubblicani sui Biden. Poi, però, è stato poi scoperto che Smirnov era un agente segreto russo.
Smirnov ha mentito quando aveva affermato di aver avuto contatti stretti con i dirigenti della Burisma e di essere venuto a conoscenza che Hunter Biden era stato assunto come consulente per “proteggere” l’azienda. Smirnov raccontò agli agenti in particolare di due incontri con i manager ucraini avvenuti negli anni 2015 e 2016, ma di questi appuntamenti non è stata trovata traccia. Un fatto che insospettì i federali che cominciarono a indagare sui contatti e sulle finanze di Smirnov, che non aveva un lavoro fisso, ma aveva centinaia di migliaia di dollari nei suoi conti in banca, anzi, nelle banche perché aveva depositi in dieci differenti istituti di credito. Arrestato all’Harry Reid International Airport di Las Vegas, Smirnov ha raccontato agli agenti dell’FBI che aveva ricevuto la garanzia dagli 007 russi di poter vivere lontano dagli Stati Uniti se fosse stato scoperto, nel suo doppio ruolo di informatore e depistatore e avrebbe potuto beneficiare di sei milioni di dollari. Ora rischia una condanna a venticinque anni.
Ma Hunter Biden è stato incriminato anche per evasione fiscale. Il suo processo si terrà a Los Angeles e dovrebbe cominciare il 20 giugno. E’ accusato di non aver pagato almeno 1,4 milioni di dollari in tasse federali dal 2016 al 2019 e per questo è stato incriminato per evasione e falsa dichiarazione dei redditi.