Neuralink, la startup di Elon Musk dedicata alla tecnologia cerebrale, ha riscontrato problemi con il suo primo impianto su un essere umano. La società ha costruito un’interfaccia cervello-computer, o BCI, che potrebbe aiutare i pazienti affetti da paralisi a controllare la tecnologia esterna usando solo la loro mente. Il sistema dell’azienda registra i segnali neurali utilizzando 1.024 elettrodi su 64 “fili” più sottili di un capello umano, secondo il sito web dell’azienda.
A gennaio, il dispositivo N1 era stato impiantato in un paziente di 29 anni rimasto paralizzato dopo un incidente, Noland Arbaugh, nell’ambito di uno studio per testarne la sicurezza. A marzo, l’azienda aveva poi trasmesso un video in diretta nel quale veniva ripreso lo stesso Arbaugh mentre utilizzava la BCI. In un post sul proprio blog, Neuralink dichiarò che l’intervento era andato “estremamente bene”.
Tuttavia, dopo l’operazione di gennaio, alcuni fili si sono ritirati dal cervello del ventinovenne, riducendo la percezione del segnale del chip, le cui dimensioni sono quelle di un quarto di dollaro. Al momento, la startup non ha rivelato il numero esatto dei fili spezzati. La società avrebbe anche preso in considerazione di rimuovere l’impianto dal cervello di Arbaugh, ma, a quanto sembra, quest’ultimo non costituirebbe un problema per la sua salute.
L’azienda capitanata da Musk ha affermato che il ventinovenne continua ad utilizzare il dispositivo per circa 8 ore al giorno durate la settimana, e per 10 nel corso dei weekend. Il giovane ha definito il sistema BCI come un “sovraccarico di lusso”, che lo ha aiutato a riconnettersi con il mondo.
“Nelle settimane successive all’intervento, alcuni fili si sono ritratti dal cervello, con una conseguente diminuzione netta del numero di elettrodi efficaci”, ha invece comunicato la società, “In risposta a questo fenomeno, abbiamo modificato l’algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale, abbiamo migliorato le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore e abbiamo migliorato l’interfaccia utente. Questi perfezionamenti hanno prodotto un miglioramento rapido e sostenuto del BPS, che ora ha superato le prestazioni iniziali di Noland”.
“Il nostro lavoro attuale-hanno infine spiegato i vertici del progetto-si concentra nel portare le prestazioni del controllo del cursore allo stesso livello di quelle delle persone normodotate e nell’ampliare le funzionalità per includere l’immissione di testo. In futuro intendiamo estendere le funzionalità del sistema al mondo fisico, per consentire il controllo di bracci robotici, sedie a rotelle e altre tecnologie che possano contribuire ad aumentare l’indipendenza delle persone affette da tetraplegia”.
Ciò che è certo, è che prima di ottenere l’ok della Food and Drug Administration statunitense per la commercializzazione della tecnologia, Neuralink dovrà affrontare una lunga serie di test per testarne l’efficacia e gli eventuali rischi per la salute.