Michael Cohen, l’ex legale e fixer di Donald Trump, testimonierà lunedì. Con questo annuncio è calato il sipario alla terza settimana del processo all’ex presidente Donald Trump, piena di colpi di scena e di testimonianze drammatiche e piccanti.
L’ex presidente è accusato di aver falsificato i documenti aziendali per nascondere il rimborso di Cohen per il pagamento segreto di 130 mila dollari che l’ex avvocato aveva effettuato a Stormy Daniels, attrice di film per adulti a pochi giorni dalle elezioni del 2016. Le voci su un’ipotetica relazione fra Daniels e Trump avrebbero potuto danneggiare seriamente la sua possibilità di conquistare la Casa Bianca e quindi il pagamento è stato considerato come un finanziamento non dichiarato alla sua campagna elettorale.
Cohen per anni è stato il “fixer” di Trump, quello che si è sporcato le mani per evitare che l’allora suo capo finisse nei guai. Appena uscì fuori la storia del versamento a Daniels, venne abbandonato dall’ex presidente, che gli addossò tutta la colpa affermando che “dei pagamenti non sapeva nulla. Chiedete al mio avvocato”. Inizialmente se ne fece carico, mentendo anche al Congresso. Gli agenti dell’FBI indagarono e scoprirono non solo che aveva mentito, ma anche che era un evasore fiscale, e finì in prigione. È stato radiato dall’ordine degli avvocati. Ha patteggiato il suo verdetto e ha collaborato alle indagini giurando che avrebbe raccontato tutto sul suo ex boss. Da allora a oggi, Trump e Cohen si sono scambiati centinaia di messaggi pieni di insulti. Prima di chiudere l’udienza, il magistrato Juan Merchan ha ordinato ai pubblici ministeri di riferire a Michael Cohen di smettere di parlare del caso dopo che gli avvocati di Trump si erano lamentati che l’ex presidente non poteva rispondere perché il giudice gli ha imposto la “gag order”, l’ordine del silenzio.
La decisione di Merchan è arrivata dopo che l’avvocato difensore di Trump, Todd Blanche, gli aveva mostrato gli ultimi post di Cohen, incluso un messaggio su TikTok questa settimana con una foto del tycoon dietro le sbarre.
Trump: There is no gag order to Michael Cohen… pic.twitter.com/6TNAfSRRPt
— Acyn (@Acyn) May 10, 2024
Già ieri a conclusione dell’udienza i legali di Donald Trump avevano chiesto l’annullamento del processo a causa dei dettagli salaci, e senza rilevanza processuale, dati da Stormy Daniels nel corso della sua testimonianza in merito al rapporto sessuale con l’ex presidente. Ma il giudice Juan Merchan ha negato la richiesta, riprendendo invece l’avvocato di Trump sul fatto che ci sono state “molte occasioni in cui avrebbe potuto presentare obiezioni, e non l’ha mai fatto”. Il magistrato – che all’inizio del processo aveva esortato a evitare che venissero fatti emergere particolari intimi nelle testimonianze – ha detto che lui stesso avrebbe voluto sentire alcune delle domande poste dai procuratori alla porno diva e si è stupito che da parte della difesa non si sia tentato di bloccarle. Nello specifico: la domanda per cui durante il rapporto sessuale che Daniels sostiene di aver avuto con Trump, mentre lui nega, l’ex presidente avesse usato o meno il preservativo. “Non lo capisco perché mai lei non ha obiettato a questa”, ha detto il giudice rivolto al legale di Trump.
Con la giuria fuori dall’aula, l’avvocato difensore Emil Bove ha sostenuto che il giudice Merchan non dovrebbe consentire che l’accordo stipulato tra l’ex direttore finanziario della Trump Organization, Allen Weisselberg, con la società diventi una prova.
Weisselberg, che attualmente sta scontando una pena di cinque mesi nel carcere di Rikers Island a New York per aver commesso falsa testimonianza durante il processo per frode civile contro l’ex presidente, ha ricevuto 2 milioni di dollari come buonuscita dalla Trump Organization.
La pubblica accusa ha detto che sarebbe stato inutile chiamare Weisselberg a testimoniare perché avrebbe invocato il Quinto Emendamento.
Il giudice Merchan non si è pronunciato suggerendo che Weisselberg venga nuovamente contattato e poi ha chiuso l’udienza.
In mattinata avevano testimoniato una serie di assistenti legali che avevano preparato i documenti (liste telefoniche prese dai cellulari, gli assegni pagati dalla Trump Organization a Michael Cohen, il copioso carteggio dei messaggi di Trump) che sono stati accettati come prove.
Una volta terminate le deposizioni il giudice Merchan ha congedato la giuria per il fine settimana.
Fuori dall’aula, davanti alle telecamere Donald Trump si è lamentato di quanto sia ingiusto questo processo. “Non mi è permesso dire nulla su nessuno”. Per poi aggiungere che sarebbe “molto orgoglioso” se andasse in prigione. “È davvero molto triste”, ha detto Trump, il quale ha affermato che l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan avrebbe dovuto presentare le accuse sette anni fa, ma ha preferito presentarle ora perché ci sono le elezioni. “L’intero caso è falso. Il giudice è corrotto”, ha continuato a ripetere Trump.