È ripreso giovedì mattina il controinterrogatorio di Stormy Daniels, l’attrice-regista di film porno che sostiene di aver avuto una breve relazione sessuale con Donald Trump. A pochi giorni dalle elezioni del 2016, l’ex presidente avrebbe comprato il suo silenzio per 130 mila dollari perché lo scandalo avrebbe potuto danneggiare la sua campagna elettorale contro Hillary Clinton.
Donald Trump è incriminato con 34 capi di imputazione per aver dato, o fatto dare, questi soldi a Stormy Daniels. Un pagamento nascosto, mimetizzato dalla Trump Organization come spese legali dopo che l’ex avvocato Michael Cohen li aveva anticipati. Un reato minore di falso in bilancio che si è trasformato in un atto criminale: questi soldi sarebbero serviti per mettere a tacere una voce che l’avrebbe messo in difficoltà con l’elettorato dopo che proprio in quei giorni era saltata fuori un’intervista fatta anni prima ad “Access Hollywood”, un programma televisivo seguitissimo con brevi interventi delle celebrità del momento, in cui Trump aveva affermato che lui poteva prendersi ogni libertà con le donne grazie alla sua fama, e sosteneva di poter anche “prenderle per la vagina”. Era stata uno scandalo che tuttavia l’ufficio della campagna elettorale del GOP riuscì a controllare. Ma che diede vita alla lunga serie di accuse di varie donne all’allora candidato alla Casa Bianca.
Alla ripresa del processo gli avvocati di Trump hanno ripetutamente affermato che Daniels aveva inventato il presunto incontro sessuale e lo aveva usato sia per cercare di avere un vantaggio economico che per avere notorietà.
Un controinterrogatorio duro, pieno di insinuazioni e accuse non provate da parte degli avvocati dell’ex presidente che, per cercare di metterla in cattiva luce e mettere in dubbio la sua credibilità, hanno continuato ad accentuare la sua attività lavorativa.
Daniels ha ammesso che per lei era importante ottenere soldi per la sua storia, ma è rimasta irremovibile sul fatto di non averglieli mai chiesti ricordando che non è stata pagata nemmeno per una clamorosa intervista del 2018 con CBS News nel programma “60 Minutes”. Gli avvocati hanno insistito cercando di dimostrare che gli accordi successivi per il suo libro, i tour e le apparizioni televisive nei reality erano il risultato di quell’intervista.
Riferendosi esplicitamente alla carriera di Daniels come attrice, scrittrice, regista e interprete di film per adulti, l’avvocato di Trump le ha chiesto se avesse molta esperienza nel far sembrare vere storie false sul sesso. “Il sesso in quei film è reale, proprio come quello che ho avuto con Trump”, ha risposto Daniels in tono di sfida. “I temi dei personaggi potrebbero essere diversi, ma il sesso è molto reale. Ecco perché la pornografia, non è un cinema di serie B. Se mi fossi inventata la storia, l’avrei scritta meglio”.
JUST IN—President Trump goes straight after Judge Juan Merchan as he addresses the press after Stormy Daniels concludes her testimony:
“Everybody saw what happened today, I don’t think we have to do any explaining, I’m not allowed to anyway because this judge is corrupt. He’s a… pic.twitter.com/BIMxPbcbGs
— Charlie Kirk (@charliekirk11) May 9, 2024
Sempre nel tentativo di mettere in dubbio la credibilità di Daniels, l’avvocato di Trump le ha chiesto se i dettagli riguardo a quell’incontro “siano cambiati molto nel corso degli anni” nelle diverse interviste rilasciate. “No”, ha risposto seccamente Daniels. “Chiedevo di rendere nota la mia storia per fare uscire la verità”, aggiungendo che “molti volevano pubblicarla”, ma alla fine ha deciso di prendere i soldi e firmare l’accordo di non rivelarla. “Era la migliore alternativa. Non volevo essere io e non volevo che i mei familiari fossero un bersaglio dei seguaci di Trump”. Poi, dopo un momento di pausa, prima di rispondere alle acide domande ha detto di aver brindato con lo champagne “quando l’ex presidente è stato incriminato”.
È finita così, dopo sette ore di deposizione in due udienze una delle testimonianze più attese in questo processo.
Manca ancora quella di Michael Cohen, l’ex avvocato di Trump, per anni colui che si è sporcato le mani per evitare che l’allora suo capo finisse nei guai. Appena uscì fuori la storia del pagamento a Stormy Daniels, l’ex presidente addossò tutta la colpa a lui, affermando che “dei pagamenti non sapeva nulla. Chieda al mio avvocato”. Inizialmente Cohen si addossò le colpe, mentendo anche al Congresso. Gli agenti dell’FBI indagarono e scoprirono non solo che aveva mentito, ma anche che era un evasore fiscale e finì in prigione. È stato radiato dall’ordine degli avvocati. Ha patteggiato il suo verdetto e ha collaborato alle indagini giurando che avrebbe raccontato tutto sul suo ex boss.