E’ cominciato a West Palm Beach il processo contro Chiquita Brands International, accusata di aver finanziato il gruppo terroristico Autodefensas Unidas de Colombia, un movimento paramilitare che rapiva civili nel cuore della notte e abbandonava per strada i loro cadaveri mutilati.
Le famiglie delle vittime sostengono che Chiquita abbia collaborato volontariamente con i terroristi per proteggere i suoi profitti, finanziando i terroristi nel corso degli anni con ingenti somme di denaro. Gli avvocati del colosso del mercato della frutta, invece, sostengono che la società era stata costretta a pagare ai terroristi quasi 2 milioni di dollari, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, per proteggere i suoi dipendenti colombiani da ulteriori violenze.
Il processo di questo mese arriva quasi due decenni dopo che i dirigenti della Chiquita si sono dichiarati colpevoli in un tribunale di New York di aver finanziato l’AUC. La società strinse un accordo con i procuratori federali, che le ha risparmiato ulteriori accuse penali, permettendo ai dirigenti di andare avanti in cambio di una multa di 25 milioni di dollari. In tutti questi anni, nessuno dei vertici della società è mai stato in galera, così come nessun parente delle vittime è stato risarcito per i danni subiti.
Stando a quanto affermato dagli avvocati dei querelanti, al tempo delle scorribande dell’AUC, Chiquita approfittò delle fughe da parte dei civili spaventati, per acquistare terreni a prezzi stracciati. Il primo incontro tra i vertici della società ed il capo dell’Autodefensas, Carlos Castano, avvenne nel 1997: poco dopo, stando a quanto affermato dall’avvocato Jack Scarola, iniziarono i primi finanziamenti, documentati e poi occultati dall’azienda.
Per questo motivo, dunque, il legale di West Palm Beach ha esortato i giurati a considerare la società responsabile della morte delle migliaia di vittime trucidate dai terroristi, tra le fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio.
Una versione dei fatti sicuramente diversa da quella proposta dagli avvocati del colosso delle banane. Questi ultimi, infatti, hanno affermato che nel 1997 Castano aveva inviato un messaggio alquanto “chiaro” alla società: se quest’ultima non avesse finanziato l’AUC, i militanti avrebbero colpito i suoi dipendenti e le sue proprietà.
Michael Cioffi, legale dell’azienda, ha inoltre dichiarato che Chiquita è stata una vittima dell’AUC tanto quanto i familiari dei civili trucidati in quegli anni, vista anche la quantità di denaro che le è stato estorto.
Il processo, ripreso la scorsa settimana, dovrebbe durare circa un mese, e coinvolgerà circa 7.500 persone.