Qualcuno parla dello spettro di una nuova pandemia, potenzialmente ben più letale del Covid. Esagerazioni? Non secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Stiamo parlando dell’influenza aviaria, nome in codice H5N1, e delle sue varianti, in particolare quella che si è diffusa fra Stati Uniti e Canada a partire dal 2020.
L’epidemia ha sterminato decine di milioni di volatili, principalmente polli e galline abbattuti dopo aver riscontrato la presenza del virus negli allevamenti. Fin dal 2003 erano stati registrati casi sporadici di contatto con gli umani, ma la variante che circola dal 2020, nello scorso mese di marzo ha fatto il cosiddetto “spillover” o “salto di specie” verso specie di mammiferi che sembravano immuni, in particolare i milioni di bovini negli allevamenti degli Stati Uniti, ma anche le capre e i gatti. Quello che il virus a quanto pare non riesce ancora a fare, è trasmettersi da umano a umano.

Finora non ci sono segni che questo sia accaduto, ha detto ieri in conferenza stampa Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. Un solo caso di contagio umano da bovini è stato riscontrato negli Stati Uniti, in Texas. Trenta persone sono state testate e altre 220 sono monitorate: “molti sono stati esposti a bovini infetti, ed è importante che siano controllati e se necessario curati” ha detto Ghebreyesus.

Ma è “una enorme preoccupazione” diceva già qualche settimana fa Jeremy Farrar, Chief Scientist cioè il numero uno scientifico dell’agenzia Onu. La malattia crea pochi danni nei bovini, mentre la mortalità negli esseri umani è “straordinariamente alta” perché non abbiamo anticorpi. Fra il 2003 e il 2024 gli esseri umani colpiti sono stati 889 con 463 decessi in 23 paesi del mondo, cioè un tasso di mortalità del 50%.
La trasmissione del virus agli allevamenti di bovini è quindi molto preoccupante perché potrebbe aumentare esponenzialmente il rischio di contagio. Come? Il virus viene trasmesso da bovino a bovino a quanto pare non per via respiratoria, per fortuna, ma attraverso il latte infetto – facilitato dai sistemi di mungitura automatici che possono facilmente ferire le mammelle delle vacche.
La pastorizzazione del latte neutralizza il virus, “secondo test preliminari”, ha detto ieri Ghebreyesus, e quindi si consiglia in tutti i paesi di consumare solo latte pastorizzato (cioè riscaldato per uccidere i patogeni). Il latte in vendita è pastorizzato per legge, quindi il consumo di latte nella popolazione generale dovrebbe essere sicuro.
Il dipartimento dell’Agricoltura statunitense all’inizio di maggio ha reso noto che le analisi eseguite su campioni di carne tritata provenienti dagli Stati interessati dall’infezione sono risultati tutti negativi per il virus H5N1. Tuttavia invita i cittadini alla prudenza e a “maneggiare correttamente le carni crude e cuocere a una temperatura interna sicura”, per uccidere batteri e virus: niente tartare.

Però la possibilità che i casi di contagio fra bovini e umani negli allevamenti statunitensi aumentino (anche attraverso il consumo di latte crudo) è concreta. Per ora, il rischio per la salute pubblica continua a essere considerato basso, e medio-basso per chi è esposto agli animali infetti. L’OMS, ha detto il direttore generale, è in grado di monitorare l’influenza a livello globale attraverso una rete di centri in 130 paesi e 12 laboratori di riferimento.
Secondo quanto ha detto Farrar ai giornalisti, “la più grande preoccupazione è che il contagio fra polli e anatre e sempre di più fra i mammiferi porti il virus a evolvere sviluppando la possibilità di infettare sempre di più gli esseri umani e poi, questo è il nodo cruciale, di essere trasmesso da umano a umano”. Il virus, ha aggiunto, “sta cercando nuovi ospiti”. Monitorare la situazione è “molto importante per capire come vengono contagiati gli esseri umani, è lì che il virus si adatta”.
Ferrar ha aggiunto che ci sono sforzi verso nuove terapie e soprattutto nuovi vaccini contro l’influenza aviaria, e che è essenziale che le autorità sanitarie del mondo siano in grado di diagnosticare la presenza del virus.