La scorsa settimana, l’amministrazione Biden ha bloccato una spedizione di munizioni americane destinate a Israele. A suo modo, quest’ultimo è sicuramente un episodio alquanto singolare: è la prima volta, infatti, che Washington ricorre a una simile mossa da quando è cominciata la guerra a Gaza. Naturalmente, la vicenda ha sollevato serie preoccupazioni all’interno del governo e dell’esercito israeliano, con i funzionari locali spiazzati dalla decisione degli USA.
Il presidente Biden, dal suo canto, sta affrontando aspre critiche tra da coloro che si oppongono al suo sostegno a Israele. A febbraio, l’amministrazione americana ha chiesto al Primo Ministro Benjamin Netanyahu di fornire garanzie sul fatto che le armi prodotte negli Stati Uniti venissero utilizzate dalle forze militari a Gaza in conformità con il diritto internazionale. Ora, però, il Paese mediorientale sarà costretto a dover fare a meno del nuovo carico di munizioni americane.
Al momento, la Casa Bianca, il Pentagono, il Dipartimento di Stato e l’Ufficio del Premier israeliano non hanno commentato pubblicamente la vicenda. Molto probabilmente, dietro la decisione dell’amministrazione Biden vi è la preoccupazione che Israele possa decidere di portare avanti una nuova operazione militare a Rafah, a sud di Gaza, dove hanno trovato rifugio più di un milione di civili palestinesi.
Negli ultimi giorni, d’altronde, lo stesso Netanyahu ha più volte affermato di essere intenzionato ad ordinare l’invasione della città, a prescindere dal raggiungimento di un eventuale accordo sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi.
Domenica, il Primo Ministro ha accennato alle attuali tensioni con l’amministrazione Biden. Durante il suo discorso in occasione della Giornata del ricordo dell’Olocausto, ha infatti dichiarato: “Nel corso di quel periodo terribile, ci furono diversi grandi leader che rimasero inerti. Se non ci difendiamo da soli, non lo farà nessuno. E se dobbiamo restare da soli, staremo da soli”.
Le parole del premier arrivano solo pochi giorni dopo il suo incontro con Anthony Blinken: il Segretario di Stato americano, durante il meeting, gli ha più volte ribadito la contrarietà degli USA ad una eventuale invasione di Rafah.
Eppure Israele sembra prepararsi: in queste immagini, una pioggia di volantini dell’IDf su Rafah per invitare all’evacuazione.
Il giorno successivo alla riunione tra i due, il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato che i leader israeliani dovrebbero capire che il presidente Biden “è sincero” quando parla della possibilità di cambiare la politica degli USA nei confronti della guerra a Gaza, “se dovessero procedere con una sorta di operazione a Rafah che non tenga conto dei rifugiati”.

Nel frattempo, si continua a lavorare su un possibile accordo tra Israele e Hamas che porti ad un cessate il fuoco. L’amministrazione Biden è profondamente coinvolta in questo processo, e il direttore della CIA, Bill Burns, si è unito ai colloqui al Cairo durante il fine settimana.
In una dichiarazione di venerdì, Hamas ha affermato di aver esaminato l’attuale proposta con “spirito positivo” e di “andare in Egitto con lo stesso spirito per raggiungere un accordo”.