Dopo settimane di manifestazioni pro-palestinesi e contro-proteste nel suo campus di Manhattan, la Columbia University ha ufficialmente annullato la grande cerimonia di consegna dei diplomi (commencement) prevista per il prossimo 15 maggio, sostituendola con celebrazioni su scala ridotta e legate alla facoltà di appartenenza.
Dietro la scelta dell’ateneo Ivy League ci sono soprattutto i timori sulla impossibilità di garantire che l’evento si svolga in piena sicurezza per i circa 15.000 laureandi.
“I nostri studenti hanno sottolineato che queste celebrazioni su scala ridotta sono più significative per loro e per le loro famiglie”, ha dichiarato lunedì la direzione dell’università. “Di conseguenza, concentreremo le nostre risorse su queste cerimonie scolastiche e su come mantenerle sicure, rispettose e senza intoppi”.
La decisione, presa di concerto con i leader studenteschi, arriva dopo tre settimane di protesta in cui centinaia di studenti e simpatizzanti della causa palestinese hanno occupato il campus di Upper Manhattan della Columbia e gli edifici amministrativi di Hamilton Hall chiedendo che l’università recidesse ogni legame con le aziende che coinvolte con Israele e con il conflitto a Gaza. Dopo l’intervento della polizia di New York, oltre 100 persone sono state prese in custodia.
Nel weekend, intanto, nel resto degli Stati Uniti le forze dell’ordine hanno arrestato nel weekend almeno 25 manifestanti filo-palestinesi e ha rimosso un accampamento abusivo nel campus dell’Università della Virginia a Charlottesville.
Come già successo alla Columbia e alla UCLA, l’intervento degli agenti sarebbe stato formalmente richiesto dall’amministrazione dell’ateneo, che in un comunicato stampa ha dichiarato che i manifestanti avrebbero violato diverse norme universitarie, tra cui l’installazione di tende venerdì sera e l’uso di amplificatori.
Jim Ryan, presidente del college virginiano, sostiene che l’intervento della polizia sarebbe stato reso necessario dalla presenza di “individui non affiliati all’università” che presentavano “alcuni problemi di sicurezza”. Malgrado le proteste fossero state per lo più non violente fino a quel momento, la tensione è esplosa quando gli agenti di polizia sono intervenuti in tenuta antisommossa e hanno ammanettato alcuni manifestanti con fascette, impiegando inoltre spray lacrimogeni.
Altre decine di persone sono state arrestate per violazione di domicilio all’esterno dell’Art Institute di Chicago durante una manifestazione svoltasi sabato, dopo che l’istituto aveva chiamato la polizia per allontanare i manifestanti che, a suo dire, occupavano illegalmente la sua proprietà.
Niente arresti invece alla University of Southern California, dove una nuova tendopoli è stata smantellata senza disordini o arresti, “in modo pacifico” ha detto l’Amministrazione dell’università che era stata teatro di scontri e numerosi arresti nella prima settimana di proteste, dal 17 aprile in poi.
Intanto l’Università del Mississippi ha aperto un’indagine sulla condotta “ostile e razzista” di alcuni studenti che contestavano i compagni pro-palestinesi. I video delle proteste di giovedì, circolati sui social media, mostrano accesi scontri tra i manifestanti pro-palestinesi e un gruppo molto più numeroso di contromanifestanti. Un video, in particolare, mostra una donna nera e un gruppo di manifestanti bianchi che si urlano contro, con uno di questi ultimi che imita i suoni e la danza di una scimmia verso la donna.
Assai meno violente invece le dimostrazioni svoltesi all’Università del Michigan, dove i manifestanti hanno interrotto brevemente la cerimonia di consegna dei diplomi. Alcuni video condivisi sui social media mostrano decine di studenti con addosso una kefiah e i cappelli di laurea mentre sventolano bandiere palestinesi, accolti tra applausi e fischi di migliaia di persone. I dimostranti sono stati poi scortati fuori dallo stadio, senza alcun arresto.
Proprio per evitare nuovi occasioni di scontro, l’Università del Vermont ha deciso di cancellare il discorso dell’ambasciatrice USA all’ONU Linda Thomas-Greenfield. Gli studenti avevano insistentemente chiesto la cancellazione del suo intervento a causa del veto che gli Stati Uniti hanno posto alle risoluzioni del Consiglio dio Sicurezza per il cessate il fuoco a Gaza.
Da settimane, in diversi campus universitari statunitensi, migliaia di studenti hanno organizzato proteste e occupazioni per opporsi alla carneficina a Gaza e affinché le istituzioni scolastiche smettano di ricevere contributi dalle imprese che forniscono armi al governo di Israele. Finora la polizia ha arrestato oltre 2.000 manifestanti nelle università di tutto il Paese.