Era il 2022 quando in tutte le sale cinematografiche usciva il film Panic Room, in cui l’attrice Jodie Foster si barricava in un bunker high-tech all’interno della sua casa in pietra arenaria di New York, mentre i ladri cercavano di entrare.
Comparse dapprima in zone eleganti come Bel Air e Holmby Hills a Los Angeles, le “panic room” erano una sorta di status symbol. Tuttora si ritiene che in quei quartieri ve ne siano a migliaia. Da allora la popolarità di queste stanze segrete è aumentata ed è passata da appannaggio per pochi ricchi e famosi a elemento di arredo essenziale anche nelle abitazioni dei “comuni mortali”.
Le “safe room”, come vengono chiamate dalle società che le progettano, sono sempre più richieste da persone che temono di essere rapinate, aggredite o che prevedono scenari apocalittici dato l’aumento crescente della criminalità.
Queste stanze possono essere molto essenziali, avere semplicemente una porta blindata, un telefono e un frigorifero, oppure molto sofisticate. In quelle di nuova generazione gli accessi sono regolati da scanner facciali, hanno computer, filtri dell’aria e persino protezioni in caso di una guerra batteriologica o una pandemia. Alcune sono attrezzate anche da “Faraday cage”, ovvero se la Terra venisse investita da un campo elettromagnetico solare sarebbero in grado di proteggere gli occupanti. Costruite perlopiù in acciaio, hanno sistemi idraulici indipendenti, tunnel di fuga nascosti e i loro ingressi spesso vengono celati da scaffalature o librerie.
Ovviamente più gli ambienti sono equipaggiati e più diventano costosi. Di solito i prezzi partono da circa 50 mila dollari fino ai 100 mila per un rifugio essenziale, ma possono superare anche 1 milione di dollari.
Bill Rigdon, vicepresidente di Building Consensus, una società di Los Angeles che costruisce “panic room” da 40 anni, in un’intervista a New York Curbed ha dichiarato: “Non sono mai stato così impegnato”.
Rigdon aveva iniziato la sua attività con la costruzione di bunker per i mormoni in Nevada, ma negli ultimi anni questo particolare settore di nicchia è cresciuto e ha conquistato anche il mercato molto selettivo di New York. I cittadini della Big Apple, infatti, si sentono sempre più minacciati dalla mancanza di sicurezza della metropoli.
Anche Steve Humble di Creative Home Engineering ha confermato alla rivista NYC che nella Grande Mela la richiesta di stanze di sicurezza è aumentata e che grazie alla particolare struttura degli edifici è possibile “sigillarli in blocco”.
Pure diverse aziende valutano la possibilità di predisporre “safe room”, come gli edifici governativi che già possiedono locali per fornire ai loro dipendenti ripari sicuri in caso di emergenza.