Centinaia di agenti di polizia in assetto anti-sommossa hanno iniziato a sgomberare giovedì mattina il campus dell’Università della California-Los Angeles (UCLA), rimuovendo il folto accampamento degli studenti filo-palestinesi e arrestandone decine.
Secondo la CNN, i manifestanti avrebbero tentato di rinforzare la barricata mentre la polizia la sfondava, con gli agenti che avrebbero utilizzato proiettili di gomma. La polizia ha poi trasferito i manifestanti detenuti sugli autobus parcheggiati a circa un miglio dal campus.
Sulla vicenda è intervenuto in mattinata anche il presidente Joe Biden, secondo cui “esiste il diritto di protestare, ma non quello di seminare il caos“. “Le persone hanno il diritto di ricevere un’istruzione, il diritto di ottenere una laurea, il diritto di attraversare il campus in sicurezza senza paura di essere attaccati”, ha affermato il leader della Casa Bianca.
“Non dovrebbe esserci posto in nessun campus, in nessun luogo in America, per l’antisemitismo o le minacce di violenza contro gli studenti ebrei. Non c’è posto per i discorsi d’odio o per la violenza di qualsiasi tipo, che si tratti di antisemitismo, islamofobia o discriminazione nei confronti di arabi o palestinesi americani“, ha proseguito Biden, definendo tali atti “antiamericani.”
“Capisco che le persone abbiano sentimenti forti e convinzioni profonde. E in America rispettiamo il diritto e proteggiamo il diritto di esprimerli. Ma questo non significa che tutto sia permesso. Deve essere fatto senza violenza, senza distruzione, senza odio e nel rispetto della legge.”
“Distruggere una proprietà non è una protesta pacifica. È contro la legge. Vandalismo, violazione di domicilio, rottura di finestre, chiusura di campus che costringono a cancellare lezioni e lauree, niente di tutto questo è una protesta pacifica”, ha chiosato Biden.

Nel corso della notte, gli agenti avevano ordinato per ore via megafono ai manifestanti di evacuare al più presto per non essere arrestati. Ciononostante, l’ultimatum ha paradossalmente fatto sì che nel corso della serata centinaia di persone si radunassero nei dintorni del campus a sostegno dei manifestanti.
L’intervento delle forze dell’ordine è stato sollecitato dalle autorità universitarie dopo i violenti scontri avvenuti martedì sera tra gli studenti occupanti e un gruppo di contro-dimostranti mascherati che hanno assaltato la tendopoli con bastoni e pali, con i primi che sono stati costretti a difendersi con armi di fortuna e spray al peperoncino.
Dopo circa tre ore di violenza, a sedare la rissa sono finalmente intervenute decine di agenti della California Highway Patrol, della polizia di Los Angeles e di altre agenzie – la cui risposta tardiva ha tuttavia scatenato non poche critiche. Almeno 15 persone sarebbero state ricoverate per le ferite riportate, nessuna delle quali sarebbe tuttavia di grave entità.
“Questa notte si sono verificati orribili atti di violenza nell’accampamento e abbiamo immediatamente chiamato le forze dell’ordine per un supporto reciproco”, ha dichiarato Mary Osako, vice cancelliera per le comunicazioni strategiche dell’UCLA. “I vigili del fuoco e il personale medico sono sul posto. Siamo disgustati da questa violenza insensata e deve finire”.
La sezione di Los Angeles del Consiglio sulle Relazioni Americano-Islamiche, un’organizzazione per i diritti civili dei musulmani, ha condannato gli atti di violenza e puntato il dito contro “la folla di estremisti pro-Israele”. “L’attacco di ieri sera agli studenti dell’UCLA che sostengono la Palestina è solo l’ultimo episodio di violenza contro di loro. Negli ultimi giorni, estremisti pro-Israele hanno rivolto insulti razziali e minacce a sfondo sessuale agli studenti, hanno sputato su uno di loro e hanno liberato un branco di topi nell’accampamento”, ha dichiarato il direttore esecutivo del gruppo, Hussam Ayloush, in un comunicato.
Di opinione opposta la Federazione ebraica di Los Angeles, che si è detta “sconvolta” dai tafferugli e ha attribuito la colpa ai leader del campus. “Le azioni ripugnanti di alcuni manifestanti di ieri sera non rappresentano la comunità ebraica o i nostri valori”, ha scritto il gruppo.
La cancelliera dell’UCLA Gene Block ha definito l’incidente “un capitolo buio nella storia del nostro campus” e ha dichiarato che l’università sta “esaminando attentamente i nostri processi di sicurezza alla luce dei recenti eventi”. Block è inoltre chiamata a testimoniare giovedì davanti a una commissione della Camera degli Stati che si occupa di antisemitismo in merito ai suoi sforzi per combattere i pregiudizi e le molestie rivolte agli studenti ebrei.
Mercoledì la camera bassa del Congresso ha approvato la legge sulla consapevolezza dell’antisemitismo, inviandola al Senato per l’esame. Il disegno di legge obbliga il Dipartimento dell’Istruzione a utilizzare la definizione di antisemitismo dell’IHRA per l’applicazione delle leggi antidiscriminatorie nelle scuole. L’IHRA, “International Holocaust Remembrance Alliance”, è un’organizzazione che promuove l’educazione sull’Olocausto e l’antisemitismo.
Il possibile sgombero del campus di Westwood dell’UCLA segue di poche ore l’analogo blitz della polizia alla sede di Manhattan della Columbia University, dove sono stati arrestati circa 300 tra studenti e manifestanti dopo l’occupazione degli edifici amministrativi dell’ateneo Ivy League. L’ondata di protesta partita da New York ha coinvolto migliaia di studenti, professori e personale in tutto il Paese che chiedono la fine del conflitto a Gaza e il disinvestimento degli atenei dalle aziende che forniscono armi o servizi allo Stato ebraico.
Le manifestazioni sono seguite con interesse anche dal Medio Oriente, dove stampa e opinione pubblica di Paesi quali Iran e Turchia non nascondono una certa simpatia per il movimento studentesco.
Mohammad Moazzeni, direttore dell’Università di Shiraz, una delle più prestigiose università della Repubblica Islamica, ha ad esempio offerto borse di studio agli studenti americani espulsi dalle loro università per aver preso parte alle proteste: “Gli studenti e anche i professori espulsi o minacciati di espulsione possono continuare i loro studi all’Università di Shiraz e penso che anche altre università di Shiraz e della provincia di Fars siano pronte a fornire le stesse condizioni”, ha detto.
Teheran sostiene pubblicamente Hamas, la milizia islamista colpevole dell’attacco del 7 ottobre contro Israele. Gli studenti nelle università statunitensi nella stragrande maggioranza non esprimono peraltro simpatia per i combattenti palestinesi, ma solo indignazione per la condotta della guerra da parte di Israele e chiedono alle loro università di troncare i loro rapporti economici e culturali con Tel Aviv.