Da breadwinners a casalinghi. Negli ultimi anni il tasso di occupazione degli uomini americani in età lavorativa è diminuito significativamente rispetto agli anni ’50, passando dal 96% di un tempo all’attuale 86%.
Beninteso, il tasso di disoccupazione maschile rimane relativamente basso rispetto ai decenni passati. Il dato non tiene però conto di quelli che in gergo si definiscono “inoccupati”, ossia che hanno smesso del tutto di cercare lavoro.
Secondo un’analisi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), quello sugli maschi inoccupati USA è un dato più alto rispetto alla media di molti Paesi sviluppati, con diversi fattori che contribuiscono a questa tendenza. Quelli più importanti sembrano però avere a che fare con recessioni, globalizzazione e aumento delle tossicodipendenze.
Le crisi economiche hanno storicamente avuto un impatto duraturo sull’occupazione degli uomini. Come spiega uno studio di Business Insider, anche quando l’economia si riprende, alcuni settori faticano infatti a raggiungere i livelli occupazionali pre-crisi o non pagano bene come un tempo – e dato che gli uomini hanno storicamente dominato la forza lavoro, sono proprio loro a sopportare il peso maggiore di questi impatti.
C’è poi la questione delle disabilità. Nel 1960, circa 455.000 lavoratori percepivano pensioni di invalidità. Nel 2022 il numero è saluto a 7,6 milioni – tra cui circa 1,3 milioni di uomini di età compresa tra i 25 e i 54 anni, frutto dell’aumento dell’età media della popolazione e dell’estensione dei benefici del welfare state. Nel 2023, circa il 44% del totale degli uomini e delle donne con disabilità di età compresa tra i 25 e i 54 anni aveva un lavoro, rispetto all’83% dei non disabili.
Le cause del boom di inoccupati sono da ascrivere in parte anche all’aumento della percentuale di uomini che frequentano l’università e di quelli che si occupano a tempo pieno dei propri figli o dei genitori anziani. C’è poi chi si ritrova suo malgrado fuori dal mercato a causa di una globalizzazione che richiede titoli di studio anche per mansioni che non ne avrebbero bisogno (il cosiddetto credenzialismo), riducendo al contempo la domanda di manodopera non qualificata (sostituibile da robot e intelligenza artificiale). Oppure l’aumento della popolazione carceraria e il proliferare di oppiacei come il fentanil – entrambi un marchio indelebile sulla pelle, e sul curriculum, dei candidati.