Non c’è stata udienza oggi al processo Trump. Una pausa da tempo programmata. Si riprenderà domani mattina, con l’interrogatorio di Gary Farro, ex vicepresidente della First Republic Bank che aveva i contatti per conto dell’istituto finanziario con Michael Cohen che allora era l’avvocato di Trump. Nella prima parte dell’interrogatorio di venerdì scorso, Farro ha detto che Cohen gli chiese di aprire un conto corrente per una società a responsabilità limitata che si chiamava “Essential Consultant”, la cui ragione sociale era il settore immobiliare. “Ha insistito che gli assegni non avessero l’indirizzo della società”, ha detto il banchiere. Il silenzio di Stormy Daniels venne comprato con un assegno emesso proprio da questa azienda.
Trump è stato incriminato con 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali per nascondere il pagamento alla porno star Stormy Daniels che a pochi giorni dalle elezioni del 2016 voleva rivelare la loro relazione. Un fatto questo che avrebbe gravemente danneggiato le sue possibilità di essere eletto e per questo, secondo l’accusa, il pagamento è considerato un contributo elettorale illegale.
Nei tre giorni senza processo l’ex presidente ha incontrato a Miami Ron DeSantis, che per mesi è stato il suo principale avversario nelle primarie. Secondo il Washington Post, a organizzare l’incontro sono stati i consiglieri politici di entrambi con l’obiettivo di fare pace dopo che per mesi si sono attaccati senza riserve. In particolare, i consiglieri di Trump sperano che DeSantis – che si è ritirato dalle primarie dando il suo endorsement all’ex presidente – possa mettere la sua vasta rete di finanziatori al servizio della campagna di Trump.
Il processo penale non frena la popolarità dell’ex presidente. Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden secondo un nuovo sondaggio della CNN. La maggior parte degli americani afferma che, guardando indietro, il mandato dell’ex presidente è stato un successo, mentre un’ampia maggioranza ritiene che i programmi dell’attuale siano stati finora un fallimento.
Il 49% delle persone intervistate sostengono Trump mentre Biden si attesta il 43%. In un sondaggio del gennaio 2021 condotto poco prima che il primo lasciasse l’incarico e pochi giorni dopo l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, il 55% considerava il suo periodo come presidente un fallimento.
Oggi alla Camera sono ripresi i lavori parlamentari. Si profila una nuova prova di forza all’interno del partito repubblicano.
Il Campidoglio è un grande teatro politico che ha visto tragedie, commedie e anche farse. Alla Camera si vive un momento surreale, e anche un po’ comico, con lo speaker, il repubblicano Mike Johnson, che è un superconservatore della Louisiana, contestato dall’ala estrema del suo partito che lo vuole sfiduciare, perché troppo “morbido” con l’opposizione.
Una quindicina di parlamentari, molti del Freedom Caucus, capeggiati da Marjorie Taylor Greene, lo accusa di aver sabotato ogni speranza di un’agenda legislativa conservatrice. Questo gruppo ha rifiutato di scendere a compromessi su tutto, dalla riforma dell’immigrazione, alla spesa pubblica, agli aiuti per l’Ucraina e Israele. “Abbiamo principi profondamente filosofici ed è difficile convincere tutti nel mio partito a muoverci in sintonia”, ha detto Johnson. “È una benedizione. Adoro quella parte, tranne quando hai un margine di un voto”.
Per tutta risposta la parlamentare Marjorie Taylor Greene ha ricordato a Johnson che sta preparando la sua mozione d sfiducia. “I tuoi giorni come speaker sono contati”, ha scritto su X.
Un ostinato dissidio da parte di questi repubblicani ortodossi legati alla purezza ideologica che sta facendo sì che perdano la loro influenza alla Camera perché il loro partito ha solo due voti di maggioranza e forza lo speaker a trovare una intesa con l’opposizione. La loro intransigenza ha spinto Johnson a rivolgersi ai democratici per approvare leggi importanti per mantenere il governo finanziato e inviare aiuti esteri agli alleati degli Stati Uniti come Ucraina e Israele. Johnson ha cercato di incorporare l’estrema destra nelle discussioni, ma il gruppo ha spesso respinto le sue richieste. Quando i repubblicani si sono recati al confine tra Texas e Messico all’inizio di quest’anno, i membri del Freedom Caucus hanno noleggiato il proprio autobus per non mescolarsi al gruppo più numeroso dei loro colleghi.
In questa lotta all’interno del partito di maggioranza Johnson ha cercato di calmare le acque. Strappato dall’oscurità e scelto sei mesi fa per guidare la Camera perché non aveva nemici, lo speaker ora è contestato da tutto il suo partito. L’estrema destra lo accusa di aver rinnegato le sue credenziali ultraconservatrici per abbracciare politiche bipartisan, mentre la coalizione di governo è frustrata perché ha impiegato troppo tempo per rendersi conto che gli estremisti del suo partito non potranno mai essere convinti. E per questo lo considerano uno speaker debole, schiacciato dai democratici piuttosto che accettare vittorie decostruttive dei conservatori che preferiscono approvare leggi ultraconservatrici che non hanno alcuna possibilità di passare al Senato, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero causare. Una logica difficile da capire a pochi mesi dalle elezioni perché l’elettorato alla fine chiederà conto ai propri parlamentari del loro operato e un parlamento così inefficiente avrà poche giustificazioni da presentare.
Nei prossimi giorni ci sarà la resa dei conti. Alcuni democratici hanno detto che dinanzi ad una nuova crisi istituzionale che bloccherebbe nuovamente i lavori alla Camera sarebbero disposti a votare per mantenere Johnson nel suo ruolo di speaker.