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Trump è un co-cospiratore nelle elezioni 2020 per lo Stato del Michigan

La notizia arriva alla vigilia dell'udienza alla Corte Suprema federale per l'immunità presidenziale del tycoon

Marco GiustinianibyMarco Giustiniani

epaselect epa11270743 Former president Donald J. Trump speaks to reporters after arriving at Hartsfield-Jackson Atlanta International Airport, in Atlanta, Georgia, USA, 10 April 2024 ANSA/EPA/EDWARD M. PIO RODA

Time: 3 mins read

Le vicende giudiziarie in cui l’ex presidente Donald Trump è impelagato si arricchiscono di un nuovo capitolo.

In Michigan casualmente, durante l’interrogatorio di uno degli investigatori per la vicenda dei falsi elettori repubblicani nominati dai dirigenti statali del partito per bloccare l’investitura di Biden e ribaltare le elezioni del 2020, si è scoperto che l’ex presidente Donald Trump è un co-cospiratore, per ora non imputato.

L’investigatore durante il procedimento giudiziario ha detto che l’elenco dei co-cospiratori non incriminati include, oltre a Trump, anche Rudy Giuliani, l’ex capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows e l’ex avvocata della campagna del tycoon Jenna Ellis. La testimonianza si è svolta stata durante un’udienza preliminare a Lansing per l’inchiesta sui falsi elettori del Michigan, inquisiti dal procuratore generale statale Dana Nessel, che sono stati incriminati per aver contraffatto documenti ufficiali e interferenza illegale in un atto ufficiale. Rischiano 10 anni di prigione. Dalle indagini risulta che questi si sono incontrati con gli emissari di Trump nel quartier generale del partito repubblicano del “Wolverine State” per preparare il piano di sostituzione dei grandi elettori veri.

Quest’ultima novità sulle vicende giudiziarie dell’ex presidente arriva alla vigilia della discussione davanti alla Corte Suprema federale nel corso della quale gli avvocati di Trump chiederanno l’immunità sostenendo che le azioni, che hanno portato al tentativo insurrezionale, sono state da lui compiute mentre era ancora alla Casa Banca e questo lo renderebbe immune da procedimenti giudiziari.

Trump domani non sarà con i suoi avvocati in questa sede giudiziaria. Sarà, invece, a New York al processo penale in cui è imputato per il pagamento in nero di 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels affinché non rivelasse di aver avuto rapporti sessuali con lui. Soldi dati per evitare lo scandalo a pochi giorni dalle elezioni del 2016.

Lo stesso Trump chiede da mesi l’immunità nei suoi discorsi e nei confusi post sui social media. Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia hanno già ottenuto due vittorie giudiziarie su questa vicenda, prima davanti al giudice del tribunale federale di prima istanza, Tanya Chutkan, e poi davanti a un collegio di tre giudici della Corte d’Appello del Circuito del Distretto di Columbia. Dopo le due sconfitte, gli avvocati dell’ex presidente si sono rivolti alla Corte Suprema e domani ci sarà l’udienza.

I giudici dell’Alta Corte dovranno scavare territori legali inesplorati. Nessun ex presidente ha mai rivendicato l’immunità dai procedimenti giudiziari criminali nella storia della nazione. L’unico che si trovò a prendere in considerazione una simile possibilità fu Richard Nixon che cercava di insabbiare le indagini sull’irruzione del Watergate, ma fu graziato dal suo successore, Gerald Ford, pochi giorni dopo le sue dimissioni.

Watergate complex – Credit: Wikipedia

La maggior parte degli esperti legali dubita che la Corte Suprema stabilirà che i presidenti godano dell’immunità assoluta per qualsiasi cosa facciano mentre sono in carica. Alcuni, tuttavia, credono che la maggioranza dei giudici potrebbe stabilire che i presidenti non possono essere perseguiti per atti ufficiali e poi rimandare la questione al giudice di primo grado, Chutkan, che dovrà stabilire se le azioni di Trump siano state “ufficiali”, cioè prese per conto del paese, o private, per cercare di ribaltare il risultato di una elezione in cui aveva perso.

Se la Corte Suprema dovesse decidere velocemente, confermando la sentenza della Corte d’Appello federale secondo cui Trump non ha l’immunità, il giudice Chutkan potrebbe avviare il processo nelle prossime settimane. Se i giudici non emetteranno una sentenza fino alla fine della loro sessione, alla fine di giugno, il processo non potrà iniziare prima dell’autunno.

Lo scorso agosto un gran giurì federale ha incriminato Trump di aver architettato un piano per frodare gli Stati Uniti, aver cospirato e ostacolato un procedimento ufficiale e di aver complottato per privare milioni di americani del diritto al voto.

Se giudicato colpevole, Trump potrebbe essere condannato a decenni di carcere.

Se dovesse vincere le elezioni, però, potrebbe ordinare al Dipartimento di Giustizia di respingere qualsiasi accusa federale irrisolta contro di lui – sia per il caso del 6 gennaio, se non si sarà concluso, sia per l’accusa federale della Florida sui documenti segreti che aveva portato via dalla Casa Bianca dopo che aveva perso le elezioni.

Trump è stato incriminato anche in Georgia per il suo tentativo di ribaltare la sua sconfitta elettorale in questo Stato.

E un quarto procedimento penale è in corso a New York sulla falsificazione di documenti aziendali per nascondere un pagamento di 130 mila dollari all’attrice porno Stormy Daniels. Processo che riprenderà domani mattina, mentre i suoi avvocati cercheranno di ottenere l’immunità assoluta per il loro assistito.

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Marco Giustiniani

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