Gli scienziati della Nasa del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, sono riusciti ad aggiustare Voyager 1 (la sonda lanciata insieme alla gemella Voyager 2 nel 1977 per esplorare il sistema solare esterno), che sembrava oramai fuori uso. Con infinita pazienza – ogni comunicazione prende 46 ore per arrivare dato che la navicella è ormai distante 24 miliardi di chilometri – gli scienziati l’hanno riattivata.
Voyager 1 aveva smesso di inviare segnali nel novembre 2023. Gli specialisti sono riusciti a risalire alla causa del problema, un chip malfunzionante, e a ripararlo. Suzanne Dodd, Project Manager per la missione Voyager, ha lodato il “lavoro di squadra”: “è incredibile essere parte di questa missione che continua da tanti anni e ha ispirato tanti scienziati”.
Le Voyager dovevano funzionare per cinque anni, oggi sono i veicoli spaziali operativi più longevi della storia e i più lontani dalla Terra. Dopo aver sorvolato Giove, Saturno, Urano e Nettuno decenni fa, entrambe le navicelle hanno fornito molti dati sul nostro sistema solare e oltre.
Nella fase iniziale del programma entrambe le sonde hanno osservato Giove e Saturno. Voyager 2 ha osservato anche Urano e Nettuno alla fine degli anni Settanta, unica sonda ad aver effettuato un passaggio ravvicinato ai due pianeti grazie a un allineamento vantaggioso. I dati sulla massa di Nettuno hanno permesso di circoscrivere la probabilità di nuovi pianeti massicci oltre l’orbita di Plutone.
Le due sonde hanno fornito anche dati utili sull’eliopausa, ovvero la regione in cui la pressione esercitata dalle particelle del vento solare diminuisce fino diventare pari a quella delle particelle provenienti dall’esterno del sistema solare.
Si prevede che le batterie termoelettriche a isotopi radioattivi di cui sono dotate le Voyager permetteranno la loro operatività almeno fino al 2025, anche se diversi strumenti sono stati via via disattivati per ridurre l’assorbimento di energia.