I medici donna danno più retta alle donne: risultato che non stupisce quello di uno studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, secondo cui le donne ammesse in ospedale corrono minor rischi di morire o di essere ricoverate una seconda volta se vengono curate da dottoresse.
A quanto pare, le donne sperimentano meno “errori di comunicazione, incomprensioni e pregiudizi” quando vengono curate da altre donne: così concludono i quattro autori Atsushi Miyawaki (Università di Tokyo) e Anupam B. Jena, MD, PhD, Lisa S. Rotenstein, e Yusuke Tsugawa, impegnati in grandi università statunitensi fra Massachusetts e California.
Lo studio, Comparison of Hospital Mortality and Readmission Rates by Physician and Patient Sex, aveva come obbiettivo proprio valutare quanto l’esito delle cure vari a seconda del sesso del medico e del paziente; il campione scelto è un 20% randomizzato di beneficiari del sistema Medicare ricoverati dal 2016 al 2019 e curati da medici ospedalieri.
Risultato: tutti i pazienti sono curati meglio quando il medico è donna, ma questo è vero soprattutto per le pazienti donne. Su 458.108 donne e 318.819 uomini, rispettivamente 142 465 (il 31.1%) e 97.500 (il 30.6%) sono stati curati da medici donne. Entrambi i gruppi hanno mostrato un tasso di mortalità più basso rispetto ai pazienti curati da medici uomini, ma la differenza è più grande e clinicamente significativa per le donne ricoverate. Simili risultati sono apparsi per il rischio di un nuovo ricovero.
I risultati collimano con quelli di due grandi studi effettuati l’anno scorso in Canada e in Svezia sugli esiti di interventi chirurgici, secondo cui i pazienti operati da chirurghe avevano meno complicanze e meno necessità di cure ulteriori rispetto ai pazienti per cui era stato un uomo ad avere il bisturi in mano. Perché? A quanto pare le chirurghe tendono ad essere più lente e più accurate in sala operatoria. Christopher Wallis, che aveva guidato lo studio al Mount Sinai di Toronto, aveva commentato: “come chirurgo, penso che questi dati dovrebbero far riflettere me e i miei colleghi maschi”.
Queste ricerche sono conseguenza di un nuovo settore, quello della cosiddetta “medicina di genere” che ingloba non solo gli studi sulle malattie tipicamente femminili fin qui spesso trascurate, o sui sintomi differenti di certe malattie fra uomini e donne, o fra diverse etnie; ma sui motivi per cui le donne e le minoranze tendono a ricevere cure mediche peggiori rispetto agli uomini e ai pazienti bianchi.
Casi tipici sono malattie quasi ignote fino a pochi anni fa come l’endometriosi, o la fibromialgia che colpisce soprattutto le donne; oppure i diversi sintomi dell’infarto fra uomini e donne; o ancora l’intolleranza al lattosio, comunissima fra tutti gli adulti tranne che fra i caucasici (che sembrano sempre stupirsi scoprendo che asiatici, afroamericani, africani e nativi americani o australiani stanno male se consumano latte e latticini).
E ancora: la stragrande maggioranza degli studi sperimentali sono ancora tarati su pazienti maschi e bianchi, e quindi modalità d’uso e dosaggi dei farmaci per “adulti” sono generalmente adatti a loro e non necessariamente alle donne o alle persone di altra etnia.
Le donne che lamentano dolore o arrivano in pronto soccorso, secondo altri studi, sono generalmente prese meno sul serio degli uomini; questo provoca ritardi o diagnosi sbagliate e può risultare fatale. È plausibile che i medici donna, in media, siano più disposte all’ascolto e in particolare più disponibili ad ascoltare le altre donne.
Per chi volesse saperne di più: Unwell Women: A Journey Through Medicine and Myth in a Man-Made World di Elinor Cleghorn è un saggio del 2022, ancora non tradotto in italiano. Invisible Women: Exposing Data Bias in a World Designed for Men di Caroline Criado Perez (in italiano Invisibili, pubblicato da Einaudi), uscito nel 2020, è già un classico. Prima ancora, pioniere del settore furono Barbara Ehrenreich e Deirdre English con For Her Own Good: Two Centuries of the Experts Advice to Women e Witches, Midwives and Nurses, A History of Women Healers, anche questi purtroppo mai tradotti in italiano.