Di recente sono stati trovati frammenti di virus dell’aviaria nel latte. David O’Connor, virologo presso l’Università del Wisconsin-Madison, ha detto che “il rischio di essere infettati dovrebbe essere nullo poiché il materiale genetico non può replicarsi da solo”. Anche la Food and Drug Administration (FDA) ha dichiarato che “l’approvvigionamento commerciale di latte è sicuro”.
Anche se, come sostengono gli esperti, il latte che si beve a casa è innocuo per la salute, esiste comunque il rischio che possa svilupparsi una pandemia di aviaria. Le mucche da cui proviene, così come altri animali allevati per il consumo, fra cui i polli, sono infettati dal virus in forma massiccia. Il bestiame, infatti, entra a stretto contatto con i numerosi flussi migratori di uccelli selvatici già malati che, soprattutto in questo periodo dell’anno, attraversano e sostano nelle zone agricole americane dove vi sono le fattorie. Nell’ultimo mese, il virus del ceppo dell’aviaria, noto come H5N1, è stato rilevato in più di 30 allevamenti di latte in otto Stati.
Alcuni allevatori stanno ricorrendo a tattiche innovative per proteggere i loro terreni dagli stormi infetti. Al posto degli spaventapasseri, impiegano droni, Air dancer, palloncini colorati e addirittura fasci laser, che mettono in fuga i volatili.
Mentre gli uccelli migratori volano a Nord per la primavera, gli allevatori statunitensi si stanno impegnando quanto più possibile per evitare l’ennesima epidemia di influenza aviaria, considerando che il ceppo più recente ha già abbattuto una piccola parte dei quasi 10 miliardi di polli, tacchini, anatre e altri rapaci venduti per il consumo alimentare in tutto il Paese.