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April 18, 2024
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Trovati i 12 giurati per il processo a Trump. A domani i cinque “supplenti”

Il giudice Merchan è fiducioso che da lunedì comincerà la fase dibattimentale del processo

Marco GiustinianibyMarco Giustiniani
Trump Pays Post-Court Visit to Harlem Bodega Where Clerk Killed Ex-Con

Republican presidential candidate and former U.S. President Donald Trump holds a campaign stop at Sanaa convenient store, in the Harlem section of New York City, U.S., April 16, 2024. REUTERS/Adam Gray

Time: 6 mins read

Alla fine la giuria è stata composta. Sono stati trovati i 12 giurati che decideranno il destino dell’ex presidente Donald Trump accusato di aver ordinato al suo ex avvocato e fixer Michael Cohen di pagare due donne che lo avevano accusato, a pochi giorni dalle elezioni del 2016, di aver avuto una relazione con loro.

Ora si dovranno scegliere altri cinque dei sei giurati “supplenti” perché uno è stato selezionato prima che il magistrato sospendesse l’udienza. Si riprenderà domattina con la ricerca degli ultimi “supplenti”.

Il magistrato Juan Merchan ha detto di essere sicuro che la fase dibattimentale del processo potrà iniziare lunedì.

Prima di chiudere l’udienza, gli avvocati dell’accusa hanno rifiutato di dire a quelli della difesa chi saranno i primi testimoni chiamati a deporre. Di solito è un atto di cortesia tra le parti che già dispongono dei nomi dei testimoni, ma non dell’ordine in cui verranno chiamati a deporre. Questo perché l’ex presidente continua a mettere post carichi di insulti sulla sua piattaforma contro due dei testimoni, Stormy Daniels e Michael Cohen.

All’uscita dal tribunale Donald Trump era furioso. “Devo stare qui tutti i giorni in questa aula gelida quando tutti sappiamo che è un complotto politico orchestrato da Joe Biden. Dovrebbe essere lui sotto processo”, ha attaccato l’ex presidente che, per tutto il tempo, si era lamentato con i suoi avvocati del freddo che c’era in aula, definendo gli Stati Uniti un “Paese del terzo mondo”.

Questa mattina il processo era cominciato in salita. Due dei sette giurati che erano stati selezionati per formare la giuria popolare erano stati rimandati a casa dal giudice Juan Merchan.

La prima a essere esclusa è stata un’infermiera del reparto di oncologia di un ospedale di New York. La donna ha detto al giudice di avere forti timori che la sua identità sia resa nota poiché, anche se il magistrato ha ordinato che i nomi dei componenti della giuria siano tenuti segreti per il periodo processuale, lei ha dovuto spiegare al capo del personale il motivo della sua richiesta per assentarsi dal lavoro per un paio di mesi.

Dopo aver accettato le sue ragioni e averla disobbligata dai doveri processuali, il giudice ha chiesto ai giornalisti di non fornire più dettagli sul lavoro dei potenziali giurati.

Subito dopo un altro dei giurati che era stato selezionato martedì è stato scartato dopo che i pubblici ministeri hanno detto al giudice che avevano ottenuto informazioni che mettevano in dubbio la veridicità di quanto affermato durante la selezione. Il giurato negli Anni Novanta era stato arrestato e condannato per aver strappato manifesti elettorali ed era stato indagato, ma non incriminato, in una vicenda di tangenti.

Dopo aver risolto questi due problemi è ripresa la ricerca dei giurati.

Una impresa non facile, ma alla fine risolta con successo dal magistrato.

 

Nello Stato di New York essere chiamati a fare parte di una giuria processuale è un dovere civico molto controverso. Ed è una questione di lavoro e di soldi. Il settore pubblico è generoso con i dipendenti che sono chiamati dal tribunale concedendo tempo illimitato e piena retribuzione. Il settore privato, molto meno. Non essendoci negli Stati Uniti i contratti nazionali, i datori di lavoro possono offrire tra i benefici lavorativi anche il compenso salariale se si dovesse essere chiamati per fare il giurato. Ma non tutte le aziende seguono questo trend. Non si può licenziare un dipendente chiamato a far parte della giuria, né può essere obbligato a prendere le ferie. Viene concessa una assenza non retribuita. Chi fa parte della giuria riceve dallo Stato 40 dollari al giorno, per un massimo di 3 giorni che vanno direttamente al datore di lavoro se nell’azienda ci sono più di 10 dipendenti. Se invece nel posto dove si lavora ci sono meno di 10 dipendenti, o se si è un lavoratore autonomo o se una persona è disoccupata, lo Stato pagherà direttamente il giurato. Dopo i 120 dollari non ci sono più aiuti. Ed ecco che fare il giurato è un “lusso” che non tutti i cittadini si possono permettere.

 

Tra i potenziali giurati interrogati uno ha detto di essere nato e cresciuto in Italia. E’ stato escluso dopo che aveva paragonato Donald Trump a Silvio Berlusconi, affermando che “in Italia Berlusconi era noto per i suoi scandali sessuali e per la corruzione”.

Un’altra persona interrogata far parte della giuria ha detto di avere una piccola azienda di costruzioni, ha detto di essere un fan dell’ex presidente, colpito dalla sua ascesa come uomo d’affari e politico. E anche questo è stato scartato.

Un altro giurato ha detto al giudice che è impossibile non aver espresso giudizi o aver avuto conversazioni su Trump durante i quattro anni della sua presidenza e dopo l’assalto al Campidoglio. E anche questo non è stato preso come giurato.

A tutt’oggi accusa e difesa hanno utilizzato quasi tutti e dieci i poteri di veto per bocciare i giurati che ritengono imparziali. Accusa e difesa possono presentare un numero illimitato di contestazioni per giusta causa, spetta al giudice decidere se accogliere tali contestazioni e licenziare i giurati.

La settimana scorsa l’ufficio del procuratore distrettuale si era lamentato del fatto che Trump aveva continuato a violare l’ordine di silenzio continuando a mettere sulla sua piattaforma messaggi e insulti ai testimoni. “È ridicolo. Deve finire” ha detto al giudice Chris Conroy dell’ufficio del procuratore distrettuale. L’avvocato di Trump, Bove, ha affermato che alcuni dei post erano risposte alle accuse dell’ex avvocato Michael Cohen, mentre altri stavano semplicemente ripubblicando articoli di altre persone e organi di stampa, cosa che Bove sostiene non è vietata dall’ordine del silenzio.

Il giudice Merchan ha programmato un’udienza per martedì sulla mozione del procuratore distrettuale sull’ordine di silenzio che Trump non avrebbe rispettato. Trump deve affrontare 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali e si è dichiarato non colpevole. Se verrà condannato, rischia fino a quattro anni di carcere.

 

Chi sono i giurati

 

Il primo giurato, che sarà il leader della giuria, è nato in Irlanda. Naturalizzato americano è laureato e lavora nel settore delle vendite. È sposato ma non ha figli. Legge il New York Times e il Daily Mail e guarda Fox News e MSNBC.

Il giurato due è un investment banker che ha un master. Vive con la moglie e non ha figli. Segue i post di Trump su TruthSocial e di Michael Cohen su X. Ha detto che segue Trump da quando è stato eletto presidente e ha letto il libro di Trump, “The Art of the Deal”.

Il giurato tre è un avvocato aziendale originario dell’Oregon. Legge il New York Times, il Wall Street Journal e Google News. Non è mai stato sposato e non ha figli.

Il giurato quattro è un tecnico della sicurezza dei computer. Sposato, ha tre figli. Ha il diploma di high school, niente social media e legge poco e male i giornali.

La giurata cinque è una giovane donna nera che insegna inglese in un scuolaa pubblica. Ha un master in pedagogia, non è sposata e non ha figli.

La giurata sei è un ingegnere informatico di una grande società di comunicazione che si è recentemente laureata al college. Non ha espresso forti sentimenti né a favore nè contro Trump. Non è sposata, non ha figli e attualmente vive con tre amiche con cui condivide l’appartamento a Chelsea. La giurata riceve notizie dal New York Times, Google, Facebook e TikTok.

Il giurato sette è un avvocato civilista, sposato, con due figli e vive nell’Upper East Side a Manhattan. Originario della Carolina del Nord, legge il New York Times, il Wall Street Journal, il New York Post e il Washington Post. Ha detto di avere “opinioni politiche riguardo alla presidenza Trump” e che ci sono decisioni politiche dell’amministrazione Trump con cui non è d’accordo.

Il giurato otto è un amministratore patrimoniale in pensione sposato con due figli. I suoi hobby sono la pesca nei fiumi e lo yoga.

La giurata nove è una logopedista con un master nei disturbi della comunicazione. Non è sposata e vive da sola.

Il giurato 10 lavora per un’azienda di e-commerce e afferma di non seguire realmente le notizie. Tuttavia, ascolta podcast sulla psicologia comportamentale. È nato e cresciuto in Ohio, non è sposato e vive con un altro adulto. Dice che ama passare il tempo all’aria aperta e con gli animali.

La giurata 11 è stata imposta dal giudice Juan Merchan il quale ha negato la richiesta degli avvocati di Trump di rimuoverla che sostenevano che era prevenuta poiché aveva affermato che Trump non le piace come “personaggio”. La giurata lavora per una multinazionale dell’abbigliamento, non è originaria di New York, non è sposata e non ha figli. Non segue realmente le notizie ma occasionalmente segue i titoli dei giornali e legge pubblicazioni specifiche del settore.

Il giurato 12 è un fisioterapista. Ha un dottorato in fisioterapia e medicina sportiva riabilitativa. Legge il New York Times, USA Today e segue la CNN.

La prima giurata supplente è una analista di una società di gestione patrimoniale cresciuta in Inghilterra. Vive con il suo compagno a New York. Legge il Wall Street Journal e il New York Times.

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Marco Giustiniani

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