Settanta cani randagi “palestinesi” sono stati salvati dal gruppo animalista SPCA International e trasportati dalla Cisgiordania agli Stati Uniti, dove saranno tutti adottati. La Society for the Prevention of Cruelty to Animals è impegnata nel salvataggio di animali in tutto il mondo, talvolta li cura e li aiuta sul posto, altre volte li porta negli USA, come è successo l’anno scorso ad esempio con cani salvati in Ucraina. Adesso, il Detroit Animal Welfare Group accoglierà i cani provenienti dal Medio Oriente.
Prima di approdare negli USA molti di questi cani vivevano in un santuario all’aperto in Cisgiordania. Dopo il 7 Ottobre, con l’aumentare delle tensioni, il loro custode palestinese-americano Lori Kalef, di fronte all’incertezza e alle terribili condizioni provocate dal conflitto sapeva che non sarebbero sopravvissuti. Per questo ha contattato l’organizzazione SPCA International per chiedere aiuto. “Abbiamo dovuto noleggiare un camion nella regione palestinese e poi portare ogni cane attraverso il checkpoint nella regione di Israele”, ha detto il responsabile di SPCAI Kalef.
“Nonostante tutte le cose che hanno visto, vogliono davvero essere amati”, ha inoltre affermato un volontario del Detroit Animal Welfare Group (DAWG).
Kelley LaBonty, direttrice del DAWG ha detto la sua organizzazione ha accolto i cani dalla SPCA International, provenienti dal Medio Oriente, aggiungendo che ognuno di essi “ha vissuto la guerra tra Israele e Hamas”.
“Ad alcuni di questi cani sono state tagliate le orecchie, erano pieni di vermi, hanno subito abusi, sono stati trascurati e fatti morire di fame-Ha aggiunto LaBonty-Sono molto, molto resistenti. Sono la razza Canaan che proviene dalla zona della Giordania e della Palestina. Sono intelligenti, protettivi ma non aggressivi. Questo li qualifica come ottimi cani di famiglia”, ha detto LaBonty.
La buona notizia è che alcuni di loro sono già stati adottati. La famiglia Grunow di Detroit per esempio, ha deciso di accogliere Xena dopo aver perso la loro cagnetta Peanuts di 13 anni, il mese scorso.
“Non vedo l’ora di portarla a casa”, ha detto Stephanie Grunow, sull’orlo delle lacrime. “Ha bisogno di una buona casa amorevole e sicura. Non era al sicuro lì”.