A circa 300 chilometri a nord di New York, a Boston, capitale del Massachusetts, si sta tenendo oggi la 128° edizione della maratona annuale più antica al mondo dopo le Olimpiadi.
A discapito dell’immaginario collettivo che vede in New York la culla delle gare di corsa, è tuttavia Boston a vantare il primato dal 1897, quando il 19 aprile dello stesso anno fu organizzata la prima manifestazione sportiva grazie alla volontà di diversi membri della Boston Athletic Association.
Da quel momento si stabilì una ricorrenza: la gara si sarebbe svolta ogni terzo lunedì del mese di aprile, ovvero in occasione del Patriot’s Day, una festività che coinvolge gli Stati federali del Massachusetts, del Wisconsin e del Maine in memoria della battaglia di Lexington (19 aprile 1775), rinomatamente nota per aver decretato l’inizio della guerra d’Indipendenza americana.
Oltre alla rilevanza storica, la maratona di Boston conta anche una variegata serie di particolarità tecniche e di aneddoti di notevole importanza sociale di cui non tutti sono al corrente: è innanzitutto doveroso ricordare che si tratta della primissima competizione di corsa atletica aperta alle donne. Fu Bobbi Gibb ad aprire le danze nel 1966 partecipando e vincendo la gara, sebbene l’autenticità della sua iscrizione fosse in discussione. Perché la presenza e le capacità atletiche delle donne fossero completamente riconosciute occorse tuttavia più tempo, per tale ragione la prima partecipazione e vittoria ufficialmente riconosciuta dalla legge è meglio nota con il nome di Nina Kuscsik, brillante maratoneta che ha corso più di 80 gare nel corso della propria carriera.
Altro dettaglio non irrilevante della maratona di Boston è la complessità del percorso: lungo 42,195 chilometri circa distribuiti su di un’aera che va da Hopkinton e finisce a Copley Square, esso presenta infatti numerosi saliscendi che incidono sulle performance degli atleti, decretando risultati spesso imprevisti.
Ultima particolarità sta nella finish line che, a differenza di quella di partenza dipinta direttamente sull’asfalto, viene invece incollata e rimossa il giorno successivo alla maratona per essere sostituita con una dipinta, allo scopo di ricordare l’evento per l’intero anno.
Alla competizione di quest’anno partecipano ben 33.000 concorrenti tra cui spiccano i nomi di Evans Chebet, già vincitore nel 2023, e l’etiope Sisay Lemma. Non passano in secondo piano atleti come Albert Korir (Kenya) e Gabriel Geay (Tanzania).
È la gara femminile tuttavia ad annunciarsi come la più agguerrita di sempre nella storia delle corse su strada, vantando nomi quali la campionessa keniana Hellen Obiri (la favorita, reduce dai successi a New York e a Boston nel 2023), Sharon Lokedi, Judith Korir ed Edna Kiplagat.
E a vincere sono infatti Sisay Lemma e Hellen Obiri rispettivamente per la categoria professionisti maschile e professionisti femminile, mentre si aggiudica l’oro per la categoria sedia a rotelle maschile lo svizzero Marcel Hug con un tempo pari a 1:15:33, seguito dall’americano Daniel Romanchuk (1:20:37) e dall’inglese David Weir (1:22:12). Quarto posto rispettivamente per Sho Watanabe e Josh Cassidy. Per la sezione femminile, sul podio troviamo Eden Rainbow-Cooper, dal Regno Unito, seguita dalla svizzera Manuela Scha e dall’australiana Madison De Rozario. Subito dopo, trionfano le brasiliane Patricia Eachus e Aline Rocha. Primo posto anche per i paratleti Thomas Cantara e Kelly Bruno.