A tre mesi dalle Olimpiadi di Parigi 2024, negli Stati Uniti si è sollevato un polverone. Al centro, ancora una volta, questioni di genere. Le atlete statunitensi hanno infatti reagito indignate nei confronti dei kit olimpici realizzati dalla Nike per il team di atletica leggera del Team USA.
La parte inferiore della divisa – esibita finora solo su un manichino – mostra infatti un’ampia porzione della regione pelvica. Varie voci hanno immediatamente accusato l’azienda di aver realizzato un’uniforme troppo succinta. Tra le opinioni polemiche c’è quella dell’ex campionessa dei 5 mila metri, Lauren Fleshman: “Questo è un costume nato da forze patriarcali che non sono più gradite o necessarie per dare visibilità agli sport femminili”.
Non ha però tardato ad arrivare la replica del colosso sportivo, che alla Reuters ha precisato che le atlete potranno tranquillamente indossare il costume sia in versione slip che in pantaloncini – un’evoluzione notevole rispetto all’obbligo di slip in occasione dei Giochi di Tokyo. I kit Nike per l’atletica leggera da uomo e da donna comprendono quasi 50 capi d’abbigliamento e 12 modelli da competizione per eventi specifici, come ha dichiarato il marchio al momento del lancio.
L’abbigliamento ‘osè’ delle atlete olimpiche in sport come il beach volley e la ginnastica è da anni oggetto di acceso dibattito. A fare da apripista è stata la squadra tedesca di ginnastica femminile, che a Tokyo 2021 ha protestato contro la sessualizzazione dello sport vestendo un body completo. Il team di ginnastica della Nuova Zelanda ha invece rivisto il suo codice di abbigliamento la scorsa settimana per consentire a ragazze e donne di coprirsi con leggings o pantaloncini.