Ci sono un sacco di aragoste in Maine; per lo Stato del Nord è una industria alimentare centrale, da 1 miliardo di dollari l’anno. Ma ci sono anche molti pescatori anziani che hanno sempre meno voglia di pescare, pulire e vendere i crostacei, e sempre meno giovani disponibili a questo mestiere così faticoso.
“I giovani nati in Maine di solito non guardano a lavori nell’ambito manufatturiero, soprattutto quello alimentare” dice al New York Times Ben Conniff, fondatore di Luke’s Lobster: la sua compagnia dal 2013, anno di apertura, impiega per lo più immigrati. E sono in tanti a ricorrere ai giovani nati in altri paesi e arrivati negli Stati Uniti.
Il Maine ha la popolazione più vecchia di ogni altro Stato degli Usa, con un’età media di 45,1 anni. Diventa quindi una specie di laboratorio per tutto il paese, poiché l’immigrazione diventerà sempre più una fonte di lavoratori e di sviluppo economico.
È una realtà difficile da assimilare per chi dice di voler bloccare i migranti e si spaventa per il flusso migratorio cresciuto a dismisura dal 2022, che mette a dura prova le risorse degli Stati e di molte città, fra cui le cosiddette ‘città santuario’. Come sempre, le politiche migratorie però vanno stabilite non guardando al breve periodo ma al medio e lungo dove i nuovi arrivi rappresentano non solo un costo ma una risorsa – soprattutto per i settori dove i nati negli Usa non intendono più lavorare.
In Maine le aziende cominciano a cercare i migranti non solo per le aragoste, ma per le fabbriche e i lavori artigianali. Il parlamento locale sta creando un Office of New Americans, uno sforzo per attrarre e integrare i migranti nella forza lavoro. Anche le compagnie private partecipano allo sforzo: proprio Luke’s Lobster ha avviato una iniziativa, Lift All Boats, per insegnare l’arte della pesca all’aragosta, incluso il complicato iter per ottenere licenze, alle minoranze e a persone fin qui lontane dall’industria. Circa la metà dei partecipanti non sono nati in America. Fra loro Chadai Gatembo, 18 anni appena, venuto dal Maine due anni fa dalla Repubblica Democratica del Congo, sbarcato in America Centrale, salito a piedi fino al confine, rimasto due settimane in un centro di detenzione in Texas. Dopo un periodo in un centro di accoglienza per minorenni ora vive con una famiglia affidataria, ha imparato l’inglese e sta per diplomarsi alla scuola superiore.
Le cifre ufficiali stimane che gli Stati Uniti abbiamo accolto 3,3 milioni di persone l’anno scorso e che ne accoglieranno altri 3,3 milioni nel 2024. Negli anni precedenti alla pandemia, la media era sui 900mila l’anno. Almeno un terzo degli ingressi l’anno scorso sono arrivati legalmente, con visti di lavoro o green card. Ma molti sono quelli entrati illegalmente, che finiscono comunque per contribuire alla forza lavoro.