La strana coppia. Donald Trump ha bisogno dello speaker della Camera Mike Johnson in vista della stagione dei processi, e Johnson ha bisogno dell’ex presidente per calmare le acque che la parlamentare Marjorie Taylor Greene agita nel partito di maggioranza. Tra sorrisi e strette di mano Trump ha detto che il leader repubblicano del Congresso sta facendo “un ottimo lavoro”.
Il pretesto per l’incontro era per sollecitare una legislazione mirata per fermare ciò che in realtà è già illegale in America: il voto dei non cittadini alle elezioni federali.
Johnson ha fornito un’ampia panoramica del disegno di legge che i repubblicani presenteranno presto e che implementerebbe nuovi requisiti di documentazione di cittadinanza per le persone che possono registrarsi per votare. “Non possiamo aspettare che si verifichino frodi diffuse”, ha detto Johnson. “Soprattutto quando la minaccia di frode cresce con ogni singolo immigrato illegale che attraversa il confine.”
Il mito secondo cui gli immigrati esercitano un’influenza negativa sulle elezioni americane aleggia nella politica statunitense da più di 100 anni. I singoli stati hanno iniziato a vietare il voto ai non cittadini più di un secolo fa, e nel 1996 il Congresso ha approvato una legge che lo proibisce per le elezioni federali. Numerosi studi hanno anche confermato che è una cosa che non accade quasi mai, ma poiché gli elettori più conservatori affermano che l’immigrazione è una questione di importanza vitale per loro, è diventato più chiaro che questo punto sarà determinante alle prossime elezioni.
Donald Trump aveva invitato a Mar A Lago Mike Johnson per prendere parte a questa conferenza organizzata dall’ex presidente sull’integrità elettorale, un termine usato dai repubblicani per mettere in dubbio le elezioni perse dal partito.
Ma a sollecitare l’incontro sarebbe stato proprio lo speaker della Camera che la parlamentare Marjorie Taylor Greene, fedelissima di Trump, vorrebbe rimuovere dalla leadership per aver approvato il bilancio di spesa e per gli aiuti all’Ucraina che Johnson vorrebbe passare.
Trump, con accanto Johnson che indirettamente gli dava una ulteriore ufficialità, ha fatto le sue solite false affermazioni secondo cui le elezioni del 2020 gli sarebbero state rubate. Ancora oggi nelle manifestazioni e negli eventi elettorali, Trump continua a dichiarare falsamente di aver vinto le elezioni del 2020, definendo la vittoria di Biden “truccata” o “rubata”. Sostiene ripetutamente le infondate tesi di frode elettorale e, senza prove, accusa i democratici di continuare a imbrogliare.
Johnson ha iniziato a stringere una relazione con Trump all’inizio del 2020 dopo che era stato scelto per far parte della squadra di difesa della Casa Bianca nel primo processo di impeachment al Senato del presidente. Nello stesso anno, Johnson reclutò 125 repubblicani alla Camera per firmare un mandato legale che chiedeva alla Corte Suprema di ribaltare la vittoria elettorali di Joe Biden nel 2020 in quattro stati chiave, ovviamente senza avere nessuna prova che i brogli ci fossero stati.
Johnson si è anche avvalso delle sue credenziali di avvocato costituzionale per aiutare i colleghi ad affinare le loro argomentazioni contro la certificazione delle elezioni del 6 gennaio 2021.
In una dichiarazione rilasciata dalla campagna di Biden, il deputato Bennie Thompson, democratico del Mississippi, ha definito l’incontro una “farsa” e ha criticato Trump per aver ripetuto le sue bugie elettorali.
“Donald Trump e Mike Johnson non si preoccupano dell’integrità elettorale”, ha detto Thompson. “Si preoccupano solo di aiutare la campagna di vendetta e punizione di Trump per riconquistare il potere a tutti i costi”.