Intensa attività diplomatica a Washington. La Casa Banca cerca di gestire i delicati intrecci creando un fronte comune tra Stati Uniti, Giappone e Filippine per contenere l’aggressiva politica estera di Pechino nel Mar Cinese meridionale. Nelle ultime settimane le tensioni sono diventate particolarmente acute attorno al Second Thomas Shoal, una remota barriera corallina nelle Isole Spratly.
L’impegno di Biden nei confronti delle Filippine è chiaro: il capo della Casa Bianca ha più volte ripetuto che il trattato di difesa di Washington si applicava al Mar Cinese Meridionale che Pechino considera parte del proprio giardino geopolitico sottolineando che si tratta di “un impegno corazzato”.
“Quando siamo uniti, siamo in grado di forgiare un futuro migliore per tutti”, ha detto Biden con accanto il presidente giapponese Kishida e quello filippino Marcos. Giappone e le Filippine hanno entrambi controversie territoriali separate con la Cina. Nel primo caso, le Isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale e nel secondo, le aree del Mar Cinese Meridionale. Le tensioni ultimamente si sono concentrate sul Second Thomas Shoal, una remota barriera corallina che trova a circa 200 chilometri dalla costa dell’isola filippina di Palawan. Negli anni ’90, le Filippine hanno lasciato una vecchia nave da trasporto della marina risalente alla Seconda Guerra Mondiale sulla secca, per contribuire a far valere le proprie rivendicazioni sull’area. La nave è ora in gran parte un relitto arrugginito ed è presidiata da marine filippini. Ma la Cina rivendica la secca, che si trova in questa zona economica esclusiva, come suo territorio sovrano, così come gran parte del Mar Cinese Meridionale, a dispetto di una sentenza arbitrale internazionale. Recenti scontri si sono verificati quando i tentativi filippini di rifornire le forze a bordo della nave sono stati contrastati dalle navi della Guardia costiera cinese che li hanno allontanati spruzzandoli con cannoni ad acqua. In seguito a questi ripetuti incidenti, Biden ha affermato che “qualsiasi attacco contro aerei, navi o forze armate filippine nel Mar Cinese Meridionale invocherebbe il nostro trattato di mutua difesa”.
Il Giappone e le Filippine sono gli ultimi alleati dell’Asia-Pacifico a essere ospitati da Biden. Nel vertice a si è discusso delle nuove esercitazioni navali congiunte insieme all’Australia, simili a quelle svolte nella regione nel fine settimana. “Gli impegni di difesa degli Stati Uniti nei confronti del Giappone e delle Filippine sono ferrei. Sono corazzati”, hanno detto i tre leader. Questo incontro a tre si è svolto dopo che ieri il primo ministro giapponese ha avuto due ore di colloqui nell’Ufficio Ovale. Poi in serata c’è stata la cena di Stato offerta dai Biden alla Casa Bianca alla quale hanno partecipato molti leader politici, tra cui l’ex presidente Bill Clinton e con una elegantissima Hillary, il patron di Amazon Jeff Bezos insieme a Lauren Sanchez (con una mise scollatissima), Robert DeNiro, il CEO di Apple Tim Kook e l’ex campionessa di pattinaggio artistico su ghiaccio Kristi Yamaguchi.

Questa mattina poi Kishida ha tenuto un discorso al Congresso riunito in seduta congiunta in cui ha esortato gli americani a superare i loro “dubbi” sul loro ruolo di potenza globale.
Avvertendo i rischi derivanti dall’ascesa della Cina, Kishida ha affermato che il Giappone – che non ha avuto più un apparato militare dopo la Seconda Guerra Mondiale – è determinato a fare di più per condividere la responsabilità con gli Stati Uniti. “Mentre ci incontriamo qui oggi, noto una sotterranea diffidenza tra alcuni americani su quale dovrebbe essere il loro ruolo nel mondo”, ha detto Kishida cercando di ricordare ai parlamentari la posizione di guida che gli Stati Uniti hanno svolto a livello globale. Un chiaro messaggio contro l’isolazionismo dell’America First di Donald Trump e abbracciato da una parte del partito repubblicano.
Nel suo discorso al Congresso il Primo Ministro ha raccontato di avere un legame speciale con gli Stati Uniti dopo che ci ha vissuto da bambino. Ha frequentato i primi tre anni in una scuola elementare nel Queens a New York. “Siamo arrivati nell’autunno del 1963 e per diversi anni la mia famiglia ha vissuto come gli americani”, ha detto. “Mio padre prendeva la metropolitana per andare a Manhattan, dove lavorava come funzionario commerciale al Consolato giapponese. Facevamo il tifo per i Mets e gli Yankees e mangiavamo hot dog a Coney Island. In vacanza andavamo alle Cascate del Niagara o qui a Washington, DC.”
Dopo il discorso, la vicepresidente Kamala Harris e il segretario di Stato Antony Blinken hanno ospitato al Dipartimento di Stato il presidente Kishida per un pranzo.
Rabbiosa la reazione di Pechino. La Cina ha affermato che gli Stati Uniti e il Giappone hanno “diffamato” la sua reputazione durante gli incontri di Washington. Il portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha detto che Washington e Tokyo hanno “attaccato la Cina su Taiwan e sulle questioni marittime, interferendo gravemente negli affari interni cinesi e violato gravemente le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali”.
L’ex presidente filippino Duterte durante il suo lungo mandato aveva avvicinato Manila alla Cina. Marcos, entrato in carica nel maggio 2022, ha perseguito – sorprendendo numerosi osservatori – una politica estera di segno contrario, meno tollerante contro le rivendicazioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e assai più amichevole verso Washington. Ha rafforzato la cooperazione in materia di difesa con gli Stati Uniti, aumentando la frequenza e le dimensioni delle regolari esercitazioni congiunte e, soprattutto, concedendo alle forze armate americane la possibilità di stanziare i propri uomini in quattro nuove basi militari nel Paese, oltre alle cinque già previste da un accordo firmato nel 2014. Una concessione che Pechino ha fortemente criticato, anche perché due delle nuove basi sono distanti meno di 400 chilometri da Taiwan, che la Cina continua a considerare una sua provincia, e potrebbero essere utilizzate dalle forze statunitensi in caso di conflitto nello Stretto.