Suviana, un bacino artificiale remoto nell’Appennino bolognese, a metà strada con Firenze: sulle rive c’è Bargi, una centrale elettrica di Enel Green Power. È qui che martedì è avvenuta l’esplosione, all’ottavo piano sottoterra, mentre si collaudavano nuovi impianti. Tre vittime accertate, cinque feriti gravi, quattro dispersi: i sommozzatori hanno cominciato a cercarli nell’acqua del sotterraneo allagato. L’Italia fa i conti con l’ennesimo incidente sul lavoro e con il contorno che sempre accompagna queste tragedie, incluso un minuto di silenzio oggi alla Camera dei Deputati.
La procura di Bologna ha aperto un’inchiesta per disastro e omicidio colposo – un atto dovuto. A Suviana sono arrivati l’amministratore delegato di Enel Green Power, Sebastiano Bernabei; il presidente della Regione Stefano Bonaccini; la segretaria del PD Elly Schlein (eletta deputata a Bologna ed ex vicepresidente nella giunta Bonaccini); la ministra del lavoro Marina Calderoni. Il refrain è sempre lo stesso: bisogna che la sicurezza sul lavoro diventi una priorità per il Paese. Lo dicono Schlein e Bonaccini, lo dicono i sindacati, lo dicono da Roma i parlamentari di ogni colore, in un esercizio che diventa purtroppo retorico, sempre lo stesso a ogni incidente.
Due sono le questioni principali: primo, il recupero dei corpi dei dispersi. Non è neanche più una corsa contro il tempo; è solo un’ operazione dolorosa, molto complicata e anche pericolosa per i soccorritori. All’interno della centrale arrivano grandi quantità di acqua, forse da una conduttura a monte. Luca Cari, capo della comunicazione del Vigili del Fuoco, spiega: “c’è un metro d’acqua al piano -8 quindi questo impedisce le operazioni di ricerca classiche con le squadre tra le macerie. Aspettiamo di risolvere, non abbiamo tempi certi, sicuramente sono operazioni molto lente, difficili e dobbiamo prima capire qual è la situazione e il perché dell’innalzamento dell’acqua”. Sono stati usati anche droni acquatici di varie dimensioni.
Secondo, la ricostruzione della dinamica dell’incidente, e qui la cosa si fa scottante; non si conoscono ancora i nomi di tutte le vittime, né esattamente per chi lavorassero, e quindi chi aveva il controllo della sicurezza, o che tipo di contratti avessero firmato.
L’azienda del gruppo Enel aveva appaltato i lavori di collaudo a contractors esterni “fra i più prestigiosi” ha detto l’ad di Enel Green Power Salvatore Bernabei, assalito dai giornalisti. “Non è il momento di parlare di cause” ha insistito, “le nostre energie sono dedicate ad aiutare le famiglie e aiutare i Vigili del Fuoco. Ho letto tante cose ma i lavori in corso erano lavori di aggiornamento tecnologico della centrale, stavamo facendo le prove di collaudo sul secondo gruppo, quelle sul primo gruppo erano già concluse. Era un’attività programmata iniziata nel 2022. Per fare questi lavori avevamo scelto le migliori società nel campo elettrico e idroelettrico, Siemens, ABB, Voith”. Alla domanda dei giornalisti se questi contractors avessero subappaltato i lavori, Bernabei risponde “questa domanda la deve fare ai contractors che a loro volta possono essersi rivolti ad altri specialisti perché questi sono lavori che possono fare solo specialisti”.

L’incidente di Suviana, fino a che non se ne conosceranno le cause, è anche un potenziale fattore di rischio agli occhi degli investitori per la sicurezza della tecnologia italiana per l’energia pulita.
La “strage silenziosa” continua ma non è un’esclusiva italiana. I dati dicono che in Italia nei primi due mesi del 2024 sono 119 i morti sul lavoro, in aumento. Nel 2023 secondo l’Inail, l’Istituto per l’assicurazione sugli infortuni sul lavoro, le segnalazioni delle cosiddette “morti bianche” sono state 1.041: quasi tre persone al giorno, ma fanno notizia solo se sono tanti tutti assieme. I settori più colpiti sono quelli delle costruzioni, poi trasporti e magazzinaggio, poi attività manufatturiere. Impalcature, tubi innocenti, mezzi di locomozione, muletti, scatoloni che si rovesciano, macchinari in cui si resta impigliati, cassoni da ripulire, esalazioni mortifere. Succede sulla pista Porsche di Nardò, nella FCA Stellantis di Avellino, o nei cantieri di Esselunga a Firenze.
Sono tanti? Negli Stati Uniti, per confronto, i morti del 2022 erano stati 5.486, cioè 3,7 per l’equivalente di 100.000 lavoratori a tempo pieno. In Italia, il tasso è poco superiore al 2,5 per 100.000 secondo i dati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, relativi al 2019. La media Ue quell’anno era al 2,2, ma in Francia si svettava a 4,7 morti ogni 100.000 occupati.
Insomma, l’Italia non è l’unica a soffrire di questa piaga – e tale è: uscire la mattina per andare a faticare e non tornare a casa è la definizione di sfruttamento secondo i sindacati. E le cifre sono sempre per difetto: non tutti denunciano – soprattutto se il lavoratore morto era irregolare, e se l’attività per cui lavorava non applicava stringenti misure di sicurezza.
Il governo Meloni aveva già promesso un nuovo pacchetto di norme: più ispettori del lavoro, più sanzioni, più formazione, ma il provvedimento è ancora all’esame della Commissione Bilancio della Camera. Intanto i sindacati Cgil e Uil hanno indetto uno sciopero di 4 ore.