“Molti parlamentari del mio partito hanno abboccato alle menzogne di Mosca” ha detto il deputato repubblicano Michael Turner, presidente della Commissione sull’Intelligence della Camera, intervenuto in uno dei programmi di approfondimento politico della domenica.
Un’amara presa di coscienza a due giorni dalla ripresa dei lavori alla Camera dove gli aiuti all’Ucraina sono all’ordine del giorno e dove lo speaker Mike Johnson, salito alla leadership cavalcando la contestazione dell’estrema destra del suo partito, ora deve confrontarsi proprio con loro che non vogliono approvare i finanziamenti.
Domani, quando la Camera si riunirà dopo due settimane di vacanze, Johnson dovrà vedere cosa succederà a fronte della richiesta di togliergli la fiducia avanzata da una sua collega, che è stata tra gli artefici della sua nomina alla dirigenza solo pochi mesi fa.
Prima delle vacanze di Pasqua, la deputata Marjorie Taylor Greene ha presentato quella che è nota come una “mozione di sgombero” per rimuovere Johnson, dopo che è stato votato alla Camera il disegno di legge da 1.200 miliardi di dollari per finanziare il governo. Un accordo mal digerito dall’ala trumpiana che usando la crisi al confine meridionale si è opposta sia agli aiuti all’Ucraina che ai fondi per la spesa del governo. Lo speaker ha dovuto fare affidamento sui democratici per approvare il disegno di legge, suscitando la furia dei legislatori di estrema destra.

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Domenica Mike Turner è stato ospite del programma “State of the Union” trasmesso dalla CNN. Nel corso della conversazione ha affermato che alcuni colleghi del suo partito ripetono la propaganda russa sull’invasione dell’Ucraina istigata da Putin. Turner non ha specificato a quali membri si riferisse, ma ha detto di essere d’accordo con il presidente della Commissione per gli Affari Esteri della Camera, il repubblicano Michael McCaul. Intervistato da Puck News la scorsa settimana, quest’ultimo aveva detto che era stato dimostrato come la propaganda russa avesse “infettato una buona parte della base del mio partito” e aveva suggerito che la colpa fosse dei media conservatori. Dal canto suo, Turner ha commentato: “Vediamo venire direttamente da Mosca i tentativi di nascondere ciò che accade, sconvolgendo i fatti e accettando ciò che viene raccontato dalla propaganda pro Putin”.
La disinformazione, ha detto Turner, ha reso più difficile per i sostenitori di Kiev all’interno del partito repubblicano inquadrare il conflitto come “una battaglia autoritaria contro democrazia”. “L’Ucraina ha bisogno del nostro aiuto e della nostra assistenza adesso e questo è un momento molto critico affinché il Congresso si faccia avanti e fornisca tale aiuto”.
I miliardi di dollari di finanziamenti militari, assolutamente necessari per l’Ucraina, sono bloccati al Congresso da mesi, in mezzo alla crescente opposizione dei repubblicani e alla particolare veemenza del fianco destro del GOP. Ed è proprio la deputata Marjorie Taylor Greene, che ora provoca di sfiduciare Mike Johnson, che ha proposto di stringere un “trattato di pace con la Russia”. Una minaccia più che un invito perché ha detto che andrà avanti con la richiesta di rimozione dalla posizione di speaker se metterà ai voti il pacchetto di aiuti per Kiev.

In questa situazione di incertezza sul futuro della leadership della Camera e sugli aiuti all’Ucraina, il Washington Post scrive che Donald Trump vorrebbe rilanciare la tesi del piano di pace ventilato dai suoi alleati in modo da forzare Kiev a cedere Crimea e Donbass, premiando quindi Vladimir Putin e condonando la sua violazione di confini internazionalmente riconosciuti.
L’ufficio elettorale dell’ex presidente ha detto che le rivelazioni del quotidiano sono “fake news”, aggiungendo che Trump non articolerà nessun piano di pace fino a quando non si sarà insediato di nuovo alla Casa Bianca e potrà valutare tutte le opzioni.
“Le solite bugie del Washington Post. Una storia completamente inventata” ha commentato Jason Miller, uno dei collaboratori più stretti del tycoon, al New York Post. Ha poi aggiunto che “il presidente Trump sta solo dicendo di fermare le uccisioni, Joe Biden parla di continuarle”.
Le accuse di Michael Turner sembrano fare riferimento proprio a questo ostruzionismo spinto da Trump sull’ala estremista a lui fedele alla Camera che è riuscita a bloccare ormai da mesi i 70 miliardi di dollari in aiuti militari. Un ostacolo che sta dando un enorme vantaggio ai russi sul campo di battaglia.
Le fonti citate dal Washington Post riportano che i consiglieri di Trump sono contrari alle proposte dell’ex presidente.
Molti analisti considerano lo scenario prospettato dal Washington Post in linea con quanto dimostrato dall’ex presidente nei suoi quattro anni alla Casa Bianca in cui preferiva gli incontri personali facendo forza sulla sua convinzione di essere un bravo negoziatore piuttosto che seguire i parametri della diplomazia che si scontra con la più volte espressa ammirazione per Putin e la sua intelligenza. Esternazioni che hanno messo in difficoltà la Nto per sua manifesta ostilità all’Alleanza Atlantica, la grande spina nel fianco della Russia. Senza dimenticare poi che Trump nonostante abbia negato ogni interferenza di Mosca in suo favore durante le elezioni del 2016, che sono state sia al centro del Russiagate, che hanno fatto parte del primo impeachment di Trump per gli aiuti militari a Kiev. Anche allora Trump bloccava gli aiuti militari per forzare Zelensky ad avviare indagini formali sugli affari di Hunter Biden a Kiev per coinvolgere anche il padre nelle indagini.
Insomma le accuse di Michael Turner evidenziano come i rapporti tra Trump e l’Ucraina non siano mai stati tra i migliori, mentre quelli dell’ex presidente con Putin e i suoi oligarchi carichi di dollari abbiano sempre lasciato qualche dubbio.