A 80 anni dalla seconda guerra mondiale, questa settimana il Congresso USA conferirà una medaglia d’oro alla memoria dei circa 20 milioni di donne che durante il conflitto lavorarono nelle fabbriche, prendendo il posto degli uomini al fronte e mandando avanti la produzione industriale americana.
Fra le donne che saranno presenti al premio, le più giovani hanno 80 anni e in media sono quantomeno centenarie. Dei milioni di loro che hanno prestato un servizio eccezionale durante la guerra al nazifascismo, solo una trentina sono sopravvissute abbastanza a lungo da vedere il loro lavoro riconosciuto con una delle più alte onorificenze della nazione.
Una di loro, l’afroamericana Susan King, ha la veneranda età di 99 anni e nel periodo bellico costruiva aerei da guerra nella Eastern Aircraft Factory di Baltimora. “Nella mia mente, non ero un’operaia”, sostiene. “Facevo qualcosa per non dover fare la cameriera”.
“Credo di aver vissuto abbastanza a lungo per essere nera e famosa in America”, ha detto King. “Ed è così che la metto. Se non avessi quasi cento anni, se non fossi nera, se non avessi fatto queste cose, non sarei mai andata a Washington”.
La figura della donna-operaia è immortalata dall’iconica figura di Rosie the Riveter, che nei poster di propaganda compariva sotto il motto “We Can Do It!” – e che si è poi trasformata in un simbolo del femminismo e delle pari opportunità.