Si è tenuto in California il primo test all’aperto di una tecnologia progettata per illuminare le nuvole e rimandare una parte dei raggi solari nello spazio in modo da raffreddare il pianeta, seppure temporaneamente.
Il test, effettuato sul ponte di volo dell’Hornet una portaerei trasformata in un museo, consisteva nello spruzzare nell’aria, attraverso un macchinario simile a quello per produrre la neve artificiale, minuscole particelle di aerosol salino per alterare la composizione delle nuvole.
Se l’esperimento dovesse funzionare, fanno sapere gli esperti, il prossimo obiettivo sarà quello di provare a cambiare la composizione delle nubi sopra gli oceani.
Il riscaldamento globale è in crescita e la risposta ai pericolosi cambiamenti atmosferici potrebbe essere fornita dalla geoingegneria, un settore in grande espansione.
“Ogni anno che registriamo nuovi record di cambiamento climatico, di temperature e ondate di calore, spinge il settore a considerare più alternative”, ha dichiarato Robert Wood, il responsabile del team dell’Università di Washington che conduce il progetto di illuminazione delle nuvole marine, “anche quelli che potrebbero essere stati considerati una volta relativamente estremi.”
Nonostante i potenziali vantaggi, come l’impatto localizzato e l’uso di materiali relativamente innocui, l’intenzione di interferire con la natura rimane controversa, tanto che gli studiosi che hanno organizzato le prove hanno mantenuto il riserbo fino all’ultimo, preoccupati per eventuali contestazioni.
Seppure l’amministrazione Biden abbia finanziato la ricerca su diversi interventi climatici, incluso l’illuminazione delle nuvole marine, in un comunicato indirizzato al New York Times la Casa Bianca si è dissociata dagli ultimi test californiani: “Il governo degli Stati Uniti non è coinvolto nell’esperimento di modifica della radiazione solare (SRM) che si sta svolgendo ad Alameda, in California, o altrove”.
Alcuni critici di questi interventi sollevano preoccupazioni per possibili conseguenze impreviste, poiché l’utilizzo delle nuvole come riflesso del calore solare può portare a livello globale a interferire con i moduli climatici.
Altri invece, che mantengono posizioni più severe, invocano la necessità di concentrare energie e investimenti sulla riduzione del consumo di combustibili fossili per mantenere il riscaldamento globale a livelli accettabili.
Nel 1990 fu il fisico britannico John Latham, con una lettera sulla rivista “Nature”, dal titolo “Control of Global Warming?”, ad anticipare l’idea che l’iniezione di minuscole particelle nelle nuvole potesse compensare l’aumento delle temperature.
Latham aveva proposto di creare una flotta di 1.000 navi a vela senza equipaggio per attraversare gli oceani del mondo e spruzzare continuamente minuscole goccioline di acqua di mare nell’aria per deviare il calore solare lontano dalla Terra.