Il giudice Juan Merchan, che supervisiona il procedimento penale di Donald Trump a Manhattan, ha respinto la richiesta degli avvocati dell’ex presidente di spostare il processo fino a quando la Corte Suprema non deciderà sulla sua immunità. Una discussione che gli alti magistrati hanno messo in agenda alla fine del mese per emettere poi un giudizio a giugno.
Il giudice Merchan ha definito la richiesta “prematura” e ha confermato che il processo partirà il 15 aprile.
Il tentativo di Trump di rinviare questo processo è stato l’ultimo fatto per i suoi quattro casi penali in cui è stato incriminato. Quello per l’assalto al Congresso del 6 gennaio è in attesa che la Corte Suprema emetta il verdetto sull’immunità. In Florida la giudice Aileen Cannon, nel processo sui documenti top secret portati via dalla Casa Bianca e nascosti nella cantina del resort di Mar A Lago, va avanti con estrema lentezza sia per le complicazioni giudiziarie di un caso così delicato, sia per aiutare l’ex presidente allungando i tempi per il giudizio.

Se il tycoon riuscisse a ritardare tutto fino alle elezioni e se le vincesse, probabilmente i processi federali si fermerebbero. Tutto da vedere poi cosa succederà con quello ad Atlanta, che comunque per ora è in altomare con una procuratrice distrettuale compromessa. Restava solo questo di Manhattan, che non è riuscito a rinviare, ma solo a spostarlo di tre settimane, da fine marzo a metà aprile, dopo che sono emersi nuovi documenti investigativi. I suoi avvocati avevano chiesto l’archiviazione totale del caso, sostenendo la cattiva condotta dell’accusa per la raccolta all’ultimo minuto delle carte.
Il processo che partirà tra 11 giorni è scaturito dalle indagini avviate dal procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance, lasciate poi in eredità ad Alvinn Bragg sui soldi pagati alla porno attrice Stormy Daniels e all’ex modella di Playboy Karen McDougal, poco prima delle elezioni presidenziali 2016. La somma sarebbe servita ad assicurarsi il silenzio delle donne che affermavano che avevano avuto le relazioni con lui.
Stormy Daniels ha affermato che i soldi le sono stati versati dall’ex avvocato di Trump, Michael Cohen. Karen McDougal, invece, ha dichiarato di aver avuto una relazione di 10 mesi con il tycoon a metà degli anni 2000. È stata pagata 150 mila dollari nel 2016 dall’Enquirer per i diritti sulla sua storia che non è mai stata pubblicata. Ha ammesso di aver avuto un primo approccio con l’ex presidente nel 2006 e di aver continuato la relazione per circa 10 mesi fino all’aprile 2007 quando ha interrotto i contatti perché si sentiva in colpa.
I rimborsi a Cohen dei pagamenti vennero contabilizzati come spese legali. L’ex avvocato nel 2018 si è dichiarato colpevole e ha scontato una condanna detentiva per reati di frode fiscale. Ha anche sostenuto di avere ricevuto direttamente dall’ex presidente le istruzioni sui pagamenti e di essere stato rimborsato a cadenza mensile, con un bonus.
Trump ha sempre negato le accuse e smentito di avere avuto una relazione con Daniels.
In modo inevitabile questo processo polarizzerà ulteriormente la già tesa politica americana. Il giudice Merchan ha già emesso un “ordine del silenzio” per Trump proibendogli di usare la retorica populista dei suoi comizi per attaccare testimoni, pubblici ministeri, inquirenti e giurati. Una mossa per ricordagli che l’imputato è lui e non il sistema giudiziario che lo processa. Per tutta risposta Trump se l’è presa con la figlia di Merchan e il giudice ha fatto una aggiunta, includendola, nel suo “ordine del silenzio”.