Aria pesante nel tribunale federale di Fort Pierce in Florida. Si stanno svolgendo le schermaglie preprocessuali nella vicenda in cui l’ex presidente Donald Trump è stato incriminato per aver portato via dalla Casa Bianca, e poi nascosto nella sua residenza di Mar A Lago, alcuni documenti top secret.
Trump è accusato di aver conservato circa 100 documenti di difesa nazionale, che trattano segreti come la capacità nucleare e le armi degli Stati Uniti e di Paesi stranieri, e di aver poi cercato di nasconderli. L’FBI li ha sequestrati tra migliaia di altre carte durante una perquisizione nell’agosto 2022. Per questo l’ex presidente è stato incriminato con 40 capi d’imputazione, tra cui 32 di conservazione illegale di atti di difesa nazionale ai sensi della legge sullo spionaggio. Poi per associazione a delinquere per ostacolare la giustizia e occultamento di documenti. Sia l’ex presidente che due coimputati, Walt Nauta e Carlos De Oliveira, si sono dichiarati non colpevoli.
Che non ci sia mai stato buon sangue tra gli inquirenti federali e la giudice federale Aileen Cannon si era visto sin dall’inizio della vicenda. Trump è il presidente che l’ha nominata, il senatore Marco Rubio quello che l’ha proposta per lo scanno federale. Repubblicana di ferro, iscritta al partito, legata alla Federalist Society, l’organizzazione legale conservatrice e libertaria che sostiene un’interpretazione testualista e originalista della Costituzione, tra rinvii e decisioni favorevoli a Trump, poi corrette in appello, sta facendo slittare il processo a dopo le elezioni presidenziali, dandogli la possibilità, se dovesse essere eletto, di concedersi la grazia presidenziale.

Come la vicenda era esplosa, Aileen Cannon si era messa di traverso con decisioni che miravano a bloccare o ritardare l’esame dei documenti classificati. Prima nominando un “auditor speciale” per visionare questi documenti, poi allungando i tempi delle udienze.
Nelle settimane scorse gli avvocati difensori di Trump avevano sostenuto che il loro cliente aveva “desecretato e convertito”, ai sensi del Presidential Records Act quando era ancora presidente, questi documenti stabilendo che si trattava di carteggi personali. Quindi non aveva infranto la legge. Argomenti che la giudice Cannon aveva fatto suoi tanto che le direttive da lei preparate e che vorrebbe dare alla giuria seguivano l’argomentazione degli avvocati dell’ex presidente. In una delle istruzioni proposte, Cannon afferma che i giurati dovrebbero “accertare se il governo ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio” che le carte sono personali o presidenziali. Nell’altro, Cannon propone di dire ai giurati che “un presidente ha l’autorità esclusiva ai sensi del Presidential Records Act di classificare i documenti come personali o presidenziali durante il suo governo. Né un tribunale né una giuria sono autorizzati a prendere o rivedere questa decisione di categorizzazione.
Proposte che hanno mandato su tutte le furie lo Special Counselor Jack Smith che ieri ha presentato il suo parere. Alzando il tono, Jack Smith ha minacciato di fare appello se Cannon dovesse decidere per queste direttive. “La premessa legale è sbagliata e un’istruzione della giuria che riflette questa premessa snaturerebbe il processo”, ha scritto. Ha anche aggiunto che le direttive di Cannon sono “imperfette” e “sbagliate” perché per desecretare un documento bisogna seguire una prassi ben definita e, dopo “una indagine esaustiva” in cui sono stai intervistati gli ex capi di stato maggiore dell’allora presidente Trump, l’avvocato della Casa Bianca e l’allora consigliere per la Sicurezza azionale, “nessuno” era stato informato, né tantomeno aveva sentito dire che Trump stava designando i documenti come personali. Ma non solo. Gli inquirenti federali fanno notare al magistrato che nella lunga corrispondenza tra i National Archives, dove chiedevano la restituzione dei documenti, e gli allora avvocati della Casa Bianca e di Trump non è mai stato detto che il presidente li aveva “desecretati e convertiti”.

Il Presidential Records Act impone che tutti gli atti presidenziali siano di proprietà dello Stato da archiviare presso i National Archives. Sono fatte eccezioni per le carte personali come i biglietti d’auguri che un presidente riceve durante il suo mandato.
Gli avvocati di Trump hanno sostenuto che entrambe le istruzioni proposte da Cannon alla giuria “sono coerenti con la posizione del presidente Trump secondo cui questo procedimento giudiziario si basa su atti ufficiali da lui compiuti durante il suo primo mandato in carica”.
Ora la giudice Cannon dovrà decidere se fare un passo indietro o vedersi ancora corretta dalla corte d’appello in una sua decisione. Sarebbe la terza volta.