Hunter Biden sarà processato in California. Non c’è stato niente da fare per il figlio del presidente: il magistrato federale Mark Scarsi ha respinto la richiesta della difesa di rispettare gli accordi raggiunti per il patteggiamento.
Hunter Biden è stato incriminato per non aver pagato 1,4 milioni di dollari di tasse tra il 2016 e il 2019, un periodo in cui aveva condotto una vita lussuosa a base di escort, party esclusivi e uso di droghe. Il suo avvocato, Abbe Lowell, ha sostenuto che l’accusa era motivata politicamente, ma il giudice Scarsi ha respinto queste affermazioni: “Stiamo parlando di tasse evase, non è un processo politico”.
Il processo dovrebbe cominciare a giugno, in piena campagna elettorale per le presidenziali di novembre in cui il padre è candidato. La decisione è stata emessa dopo un’udienza di tre ore in cui Scarsi, nominato dall’ex presidente Donald Trump, era scettico degli argomenti esposti dalla difesa.
Le nuove accuse sono il secondo caso aperto contro il figlio del Presidente, dopo quello avviato nel Delaware, dove è a processo per aver acquistato illegalmente un’arma da fuoco nell’ottobre del 2018, dopo aver dichiarato il falso sostenendo che non faceva uso di stupefacenti quando era invece dipendente da crack e cocaina.
Entrambi i casi sono supervisionati dal procuratore speciale David Weiss al quale era stata affidata l’indagine federale durata quattro anni che si sarebbe dovuta concludere durante la scorsa estate con un patteggiamento. Gli avvocati difensori e quelli dell’accusa lo scorso luglio avevano raggiunto l’accordo: Hunter Biden avrebbe dovuto pagare con gli interessi le tasse arretrate, circa 1,2 milioni di dollari, e per la pistola illegalmente acquistata avrebbe ottenuto due anni di libertà vigilata.

Ma l’accordo è stato respinto dal magistrato federale del Delaware dopo che tre presidenti delle Commissioni della Camera, tutti repubblicani, gli avevano scritto affermando che l’accordo era troppo benevolo per il figlio del presidente.
Gli avvocati di Hunter Biden ieri hanno sostenuto che le disposizioni sull’immunità contenute in quell’accordo erano state firmate da un pubblico ministero e sono ancora in vigore. Il giudice Scarsi ha respinto la richiesta affermando che l’accordo non aveva ottenuto l’approvazione de magistrato e quindi non era valido.
I nuovi capi d’imputazione federali sono contenuti in un documento di 54 pagine depositato alla corte federale di Los Angeles. Vanno dall’evasione fiscale alle dichiarazioni fraudolente.
“Ha speso milioni di dollari per uno stile di vita stravagante invece di pagare le tasse”, scrive il procuratore speciale Weiss in una nota, anche se le tasse arretrate sono state poi saldate. I documenti depositati in California, dove Hunter vive, dettagliano le spese sospette: dalla droga alle amiche, dagli hotel di lusso alle auto esotiche. Solo nel 2018 aveva speso più di 1,8 milioni di dollari, fra cui 772 mila in prelievi di contanti, 383 mila per le donne, 151 mila in vestiti e accessori. “Insomma, pagava tutto tranne le tasse”, scrive Weiss.

L’avvocato difensore Abbe Lowell ha risposto a Weiss affermando che il procuratore speciale “si inchina alle pressioni repubblicane. Se il cognome di Hunter fosse diverso da quello di Biden le accuse in Delaware e ora in California non sarebbero mai state portate avanti”.
La Casa Bianca rifiuta di commentare. I repubblicani alla Camera insistono per un procedimento di impeachment proprio a carico di Joe Biden, sostenendo che sia stato coinvolto nelle attività del figlio: la Camera dovrebbe votare la prossima settimana, nonostante l’assenza di prove e dopo che si è scoperto che il supertestimone che accusava i Biden era in realtà una spia dei russi.
L’indagine penale condotta da Weiss è stata aperta dal 2018 da William Barr sulle pressioni dell’ex presidente Donald Trump.