Google ha accettato di eliminare miliardi di dati personali raccolti da oltre 136 milioni di persone negli Stati Uniti dopo essere stata accusata di aver segretamente tracciato la cronologia degli utenti che stavano navigando “in incognito” su Google Chrome.
I termini dell’accordo transattivo – che non obbliga Google a pagare alcun risarcimento ma che permette ai singoli utenti di citare l’azienda individualmente per danni – sono stati depositati lunedì presso il tribunale federale di Oakland, in California, e dovranno ora essere approvati entro fine agosto dalla giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers.
Gli avvocati dei querelanti hanno valutato il valore dell’accordo fino a 7,8 miliardi di dollari.
La class action è iniziata nel 2020 e riguarda milioni di utenti di Google che hanno utilizzato la navigazione privata dal 1° giugno 2016. Lo scorso dicembre, quattro mesi dopo essersi vista respinta la richiesta di archiviazione del caso, Google era riuscita a raggiungere un accordo preliminare con i querelanti, prima che scadesse il termine del 5 febbraio 2024 oltre il quale si sarebbe dovuti arrivare a processo.
L’accordo prevede che Google cancelli miliardi di dati personali conservati nei suoi centri dati e che renda più chiare le informazioni sulla privacy relative all’opzione Incognito di Chrome. Inoltre, impone altri controlli volti a limitare la raccolta di informazioni personali da parte di Google.
“Siamo lieti di risolvere questa causa, che abbiamo sempre ritenuto priva di fondamento”, ha dichiarato in un comunicato Google – secondo cui le è stato solo richiesto di “cancellare vecchi dati tecnici personali che non sono mai stati associati a un individuo e non sono mai stati utilizzati per alcuna forma di personalizzazione”.
I guai giudiziari non finiscono però qui: il prossimo 1° maggio un giudice federale ascolterà le argomentazioni conclusive della causa intentata in autunno dal Dipartimento di Giustizia USA proprio contro Google per presunto abuso di posizione dominanze del suo motore di ricerca. A fine maggio, poi, si terrà un’altra udienza per discutere le potenziali modifiche che Google dovrà apportare al suo Play Store – dopo che lo scorso anno una giuria federale ha ritenuto che l’azienda operasse in regime di monopolio illegale.