Nelle scorse ore c’è stato un attacco contro il consolato iraniano a Damasco, in Siria. Sono morte almeno undici persone, fra cui alcuni membri del Corpo delle Guardie della Rivoluzione e almeno tre generali della Forza al-Quds, il servizio militare e dell’intelligence iraniano. Il raid è stato attribuito a Israele perché, secondo il New York Times, stavano andando a incontrare alcuni rappresentanti della Jihad islamica palestinese.
L’edificio è stato completamente distrutto, da almeno “sei missili lanciati da aerei F-35”, secondo quanto riportato dai media iraniani, e tutti i lavoratori all’interno sono stati colpiti. Al momento, sono in corso i lavori per rimuovere le macerie. Poi si riuscirà a capire il numero esatto delle vittime.
È stato aperto così il fuoco anche con l’Iran che ha promesso vendetta. “La risposta di Teheran sarà dura”, ha dichiarato l’ambasciatore iraniano a Damasco, Hossein Akbari, che è sopravvissuto all’attacco. “Il regime sionista sta agendo contro il diritto internazionale”. Ed è intervenuto anche il governo russo: il ministero degli Esteri in un comunicato lo ha definito come “un attacco inaccettabile”. “Chiediamo alla leadership israeliana di fermare gli atti provocatori di violenza armata contro il territorio della Siria e i Paesi vicini”, ha concluso, avvertendo del rischio di “conseguenze estremamente pericolose” per la regione.
Al World Central Kitchen di Gaza, invece, un altro attacco aereo isrealiano ha ucciso altre cinque persone, di cui almeno quattro operatori umanitari internazionali. Addosso avevano la tuta protettiva con il logo dell’ente benefico e i passaporti, che hanno permesso di identificarli. Uno è britannico, uno australiano e un altro polacco. La nazionalità del quarto non è ancora stata resa nota. Stavano consegnando cibo e altri rifornimenti arrivati nel pomeriggio nel Nord della Striscia.