A poche ore dalla controversa morte del leader dell’opposizione russa Alexey Navalny, un gruppo di hacker anti-Putin sarebbe riuscito a violare un enorme database contenente informazioni private su centinaia di migliaia di detenuti russi.
A scriverlo è la CNN, che fa risalire la paternità dell’attacco cyber a un gruppo di hack-tivisti vicini all’opposizione. “Lunga vita ad Alexey Navalny!”, recita non a caso un messaggio sul sito web hackerato, accompagnato da una foto di Navalny e della moglie Yulia durante una manifestazione politica.
Uno dei presunti responsabili dell’operazione ha spiegato alla CNN che il gruppo di pirati comprende alcuni espatriati russi e ucraini che vogliono condividere circa 800.000 numeri di telefono e indirizzi e-mail dei prigionieri e dei loro parenti “nella speranza che qualcuno possa contattarli e aiutare a capire cosa è successo a Navalny”.
Sfruttando poi il loro accesso allo spaccio online del sistema carcerario russo – dove i familiari acquistano il cibo per i detenuti – gli hacker hanno modificato i prezzi di articoli come noodles e carne in scatola portandoli alla cifra simbolica di un rublo (un centesimo di euro).
I gestori dell’e-shop hanno quindi ricevuto una nota dalla banda che li avvertiva di non rimuovere i contenuti pro-Navalny dal sito web. Non essendo stati ascoltati, i pirati informatici hanno deciso di punire uno degli amministratori del sito distruggendo il suo server. Ci sarebbero infine voluti tre giorni prima che il personale informatico del negozio di carceri fosse in grado di bloccare completamente gli sconti forniti dall’hacker.
L’attentato informatico è una ritorsione diretta per la morte di Navalny, carismatico capo del movimento anti-corruzione che ha svelato le immense ricchezze di Putin e del suo cerchio magico attirandosi le persecuzioni del Cremlino.
Al momento della morte, Navalny stava scontando una condanna a più di 30 anni in una colonia penale artica situata nella regione di Yamalo-Nenets per una serie di reati legati alla frode e all’estremismo – che lui e gran parte dei governi occidentali ritengono di matrice politica. Dopo essersi fatto curare in Germania nel 2021 per presunto avvelenamento da agente nervino novichok, Navalny aveva clamorosamente deciso di tornare in Russia, dove era stato subito arrestato e quindi trasferito nel carcere siberiano dove avrebbe incontrato la morte. Morte che peraltro, sospettano in molti, potrebbe in realtà essere stata un vero e proprio assassinio in vecchio stile KGB.