A meno di 72 ore dal drammatico crollo del ponte Francis Scott Key di Baltimora, il Governo statunitense ha assegnato giovedì al Maryland una prima tranche di aiuti per 60 milioni di dollari che serviranno a rimuovere le macerie e iniziare l’opera di ricostruzione.
A riportarlo è il Washington Post, che aggiunge come i fondi emergenziali del Dipartimento dei Trasporti USA serviranno anche per coprire i costi per deviare il traffico dopo che una parte della Interstate 695, la principale autostrada che attraversava il ponte, è stata resa inagibile dal crollo.
L’arrivo degli aiuti in tempi record è stato sollecitato in prima persona dal presidente Joe Biden, che martedì aveva dato istruzioni al governo federale di “muovere cielo e terra” per sostituire rapidamente il ponte. Secondo le prime stime, la ricostruzione del ponte potrebbe costare in totale almeno 2 miliardi di dollari – una spesa ingente che dovrà essere approvata dal Congresso.
Il primo passo per la ricostruzione sarà quello di far galleggiare e spostare la carcassa di “Dali”, la grande nave cargo battente bandiera singaporiana e diretta in Sri Lanka che nella notte tra lunedì e martedì si è schiantata contro un pilone di sostegno del ponte dopo aver perso potenza e capacità di manovra.
Per la bisogna è stata mobilitata la Resolve Marine, una società di recupero che ha già risolto progetti importanti come il contenimento della Deepwater Horizon (la più grande catastrofe ambientale, nel Golfo del Messico, nel 2010) e la demolizione del Tappan Zee Bridge di New York, ricostruito in tempi record. La nave lavorerà in collaborazione con la Guardia Costiera e il Corpo degli Ingegneri dell’esercito per assicurarsi che l’imbarcazione rimanga stabile, dato che contiene più di 1,5 milioni di galloni di carburante e olio lubrificante.
Secondo il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg è prematuro stabilire una tempistica per la riapertura del porto, anche se le stime esterne variano da un paio di settimane a più di un mese. L’incidente di Baltimora ha ucciso sei persone, paralizzato il porto e minaccia le catene di approvvigionamento globali – con conseguenze negative per migliaia di lavoratori, oltre a decine di grandi navi bloccate.