Sono saliti ufficialmente a 140 i morti accertati dell’attentato compiuto venerdì sera da quattro estremisti islamici al Crocus City Hall di Krasnogorsk, periferia ovest di Mosca. A riferirlo è stato mercoledì il ministro della Sanità russo Mikhail Murashko, comunicando il decesso di uno dei feriti che versava in condizioni estremamente gravi.
A salire al contempo è stato anche il numero di feriti, che ha raggiunto quota 360 – ben oltre i circa 180 stimati nelle ore successive all’attacco. A spiegare ai giornalisti il perché il bollettino continui a lievitare ci ha pensato la vicepremier Tatyana Golikova, specificando come non tutti i ricoverati sopravvissuti all’attacco avessero cercato immediatamente assistenza medica.
Tra i 360 feriti, secondo quanto si apprende, quattro rimangono in condizioni “estremamente gravi”, altri 19 pazienti – tra cui tre bambini – in condizioni “gravi”, e 34 in condizioni moderate.
I quattro presunti attentatori, tutti di origine tagika, sono stati arrestati sabato mattina nella regione di Bryansk, a poca distanza dai confini con Ucraina e Bielorussia. Un tribunale moscovita li ha accusati lunedì di terrorismo e posti sotto custodia cautelare in carcere almeno fino al 22 maggio. In totale, 11 persone sono state arrestate in relazione al caso, tra cui l’uomo che avrebbe affittato l’appartamento a poca distanza dal luogo della strage.
Il presidente russo Vladimir Putin e il capo dei servizi segreti interni di Mosca (FSB), Aleksandr Bortnikov, sostengono che dietro l’agguato compiuto da estremisti islamici legati all’ISIS-K ci sia una rete di complicità e addestramento che farebbe capo all’Ucraina e ai suoi alleati occidentali – in primis Stati Uniti e Regno Unito. La tesi, non suffragata finora da alcuna prova reale, è stata duramente respinta tanto dal Governo di Kyiv quanto dall’amministrazione Biden alla stregua di illazioni senza fondamento funzionali alla propaganda bellica del Cremlino.
Le tesi di Putin sono in parte confutate persino dall’alleato bielorusso Alexander Lukashenko, il quale martedì ha rivelato che i presunti terroristi avevano inizialmente intenzione di fuggire in Bielorussia piuttosto che in Ucraina – dove, a detta di Putin, sarebbe stata aperta una “finestra ad hoc” per farli passare attraverso il confine iper-militarizzato.
L’incidente, il più sanguinoso in Russia dall’assedio della scuola di Beslan del 2003, è stato peraltro rivendicato dall’ISIS-K, propaggine centro-asiatica dello Stato Islamico, che ha pubblicato online alcuni video POV dell’evento.