Radiato dall’ordine degli avvocati della California. Questa la richiesta avanzata da Yvette Roland, l’arbitro nominato per determinare se John Eastman, professore di diritto alla Chapman University School of Law ad Orange, che era già stato riconosciuto colpevole di violazioni dell’etica professionale per aver preso parte al complotto per cercare di rovsciare il risultto elettoraale del 2020.
Un altro avvocato, Jeffrey Clark, l’ex funzionario del Dipartimento di Giustizia quando Trump era presidente e che l’ex president voleva nominare come ministro al posto di William Barr, è nel mezzo di un provvedimento disciplinare simile, ma a Washington.
Quasi quattro anni dopo, le conseguenze per i legali che hanno assistito Trump nei suoi tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 sono pesanti e mostrano come gli ordini degli avvocati stiano ancora osservando attentamente le loro azioni, tanto da Laperdere le loro licenze legali.

Oltre a Eastman e Clark, altri tre avvocati di Trump nel 2020 – Sidney Powell, Kenneth Chesebro e Jenna Ellis – si sono dichiarati colpevoli di accuse penali in Georgia che potrebbero mettere a rischio le loro licenze legali.
Un’altra avvocata, Stefanie Lambert, ha recentemente trascorso la notte in prigione per non essersi presentata in un caso contro di lei nel Michigan. Mentre Rudy Giuliani è in bancarotta e sospeso dall’esercizio della professione legale. Lawrence Joseph, Julia Haller e Brandon Johnson, che hanno sostenuto e diffuso le bugie di Trump sulle frodi elettorali, stanno anche loro affrontando accuse disciplinari a Washington.
Eastman, che per anni è stato il braccio destro del giudice della Corte Suprema, Clarence Thomas, era uno dei congiurati nel complotto per sostituire i Grandi Elettori veri, chiamati a certificare la vittoria di Biden, con quelli falsi che, invece, l’avrebbero dovuta bloccare con l’aiuto del vicepresidente Mike Pence.
Ieri l’ordine degli avvocati di Washington ha avviato il procedimento etico nei confronti di Clark. Una procedura che dovrebbe durare tutta la settimana e si concentrerà sui suoi tentativi di utilizzare il Dipartimento di Giustizia tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 per sostenere le accuse di frode elettorale dell’ex presidente. Finora nel processo, l’avvocato di Clark, Harry MacDougald, ha evidenziato come il suo assistito stesse seguendo le direttive di Trump dopo le elezioni. MacDougald ha anche suggerito nella sua dichiarazione di apertura che Clark credeva di avere motivo di mettere in discussione i risultati elettorali, soprattutto in Georgia.

Affermazioni confutate da Richard Donoghue, allora vice Attorney General che ieri ha testimoniato per diverse ore sul fatto che Clark non avesse rispettato le regole del Dipartimento di Giustizia. Donoghue ha detto che tutte le accuse mosse da Trump sulle frodi elettorali erano state esaminate dagli agenti dell’Fbi che non avevano trovato riscontri. Ciononostante, ha ricordato, Clark continuava a sostenere la farneticante teoria che i termostati “intelligenti” nei seggi elettorali, fossero stati in grado di interferire con i risultati, affermando che i programmi erano stati elaborati da “potenze straniere”.
“Le teorie di Clark – ha testimoniato Donoghue – semplicemente non erano sostenute da nessuna prova. I termostati sono stati esaminati dai periti ed è stato inequivocabilmente accertato che servivano solo a regolare la temperatura”.
Successivamente Donaghue, che nel ministero era un superiore di Clark, fu informato che quest’ultimo che non era autorizzato, riceveva i briefing dell’intelligence sulle indagini per le accuse sulle frodi elettorali formulate da Trump. “Era chiaro che stava conducendo delle ricerche per conto suo”, ha testimoniato Donoghue, interrogato dall’avvocato disciplinare dell’ordine dei legali di Washington, Hamilton Fox. “Non credeva ai rapporti degli agenti. Era fermamente convinto che i brogli ci fossero stati e che il Dipartimento della Giustizia li stesse nascondendo”.
Donoghue ha anche dichiarato che né lui né il segretario alla Giustizia erano stati informati degli incontri segreti tra Clark e l’ex presidente Trump. “Gli dissi che aveva violato le norme dipartimentali sui contatti con la Casa Bianca. Sono rimasto sorpreso… gli ho detto di non farlo mai più”.
Nell’udienza di questa mattina Clark ha più volte invocato il Quinto emendamento per non rispondere alle domande. Il suo processo si sta svolgendo davanti a un comitato disciplinare composto da tre persone che formulerà i risultati e scriverà una raccomandazione a un collegio di responsabilità professionale che regola la disciplina per coloro a cui è vietato esercitare il potere forense a Washington.
La commissione potrebbe raccomandare la radiazione dall’albo, cosa che ha già fatto per Giuliani dopo un processo simile relativo alle sue azioni elettorali del 2020, che alla fine dovrà essere certificato dal tribunale.
Sia Eastman che Clark sono stati entrambi incriminati in Georgia accusati insieme a Trump di aver cospirato insieme ad altre persone di cercare di ribaltare il risultato elettorale nello stato. Entrambi si sono dichiarati non colpevoli.