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Pillola abortiva, la Corte Suprema comincia oggi a discutere se vietarla

Il Mifepristone inviato a casa anche negli Stati antiabortisti

Quasi due anni aver revocato il diritto federale all’aborto, la Corte Suprema oggi ascolterà le opinioni degli antiabortisti che vogliono vietare il farmaco Mifepristone, il metodo più usato negli Stati Uniti per interrompere le gravidanze.

La pillola è usata nel 60% dei casi di aborto, e garantisce che l’interruzione possa avvenire nella privacy della propria casa e soprattutto nelle primissime settimane di gravidanza – potenzialmente anche negli Stati dove adesso l’aborto è vietato. Gli antiabortisti sostengono che non è sicura.

Il Mifepristone è stato approvato dalla Food and Drug Administration nel 2000 e la FDA stima che da allora più di 5,9 milioni di americane lo abbiano usato per interrompere una gravidanza. Numerosi studi ne dimostrano la sicurezza.

Nell’agosto dell’anno scorso, la Corte d’Appello del Quinto Circuito (conservatrice) aveva sentenziato che la FDA non ha seguito pienamente le procedure quando, nel 2016 e di nuovo nel 2021, ha allargato le maglie dell’uso della pillola abortiva, permettendone l’uso fino a 10 settimane di gravidanza (invece di sette), consentendo la spedizione via mail direttamente a casa e la prescrizione da un “professionista della salute”, termine che include infermieri e farmacisti, invece che solo da un medico.

La pillola è rimasta in uso perché la Corte Suprema così ha decretato in attesa di esaminare il caso.  L’amministrazione Biden e il produttore del  Mifepristone hanno fatto ricorso contro il verdetto della corte d’appello.

Manifestazione per il diritto all’aborto a Washington/ANSA

In un paese dove il tema dell’aborto è uno di molti che vedono l’opinione pubblica sempre più polarizzata, ci sono adesso Stati degli Usa che approvano leggi per garantire esplicitamente il diritto all’interruzione di gravidanza e altri che iscrivono nella Costituzione locale il divieto di abortire. In mezzo le donne, soprattutto quelle non facoltose per cui trovare assistenza e denaro per abortire in un altro Stato diventa un calvario impossibile.

La decisione della Corte Suprema dovrebbe arrivare fra fine giugno e inizio luglio, mettendo l’aborto al centro della campagna elettorale per le presidenziali di novembre.

In gioco ci sono varie cose: bloccare la pillola anticoncezionale significa rendere più difficile l’aborto anche negli Stati che lo consentono.

Soprattutto, significa impedire che le pillole arrivino a casa alle donne degli oltre 12 Stati che hanno imposto il divieto di aborto. Alcune cliniche ora permettono ai medici di prescrivere e inviare il Mifepristone in base a una consultazione online, grazie alle leggi che negli Stati democratici li proteggono da una denuncia. La più grande di queste cliniche, Aid Access, secondo la fondatrice Rebecca Gomperts, spedisce circa 6.000 pillole al mese negli Stati antiabortisti – che ovviamente vogliono impedire che accada.

Ma c’è anche un problema più generale: come sottolinea l’industria farmaceutica, se il sistema della giustizia mette in discussione le decisioni della FDA, si creano ostacoli non solo per la pillola abortiva ma potenzialmente per tutto il sistema di approvazione dei farmaci nel paese, potenzialmente anche con la conseguenza di bloccare i fondi per la ricerca.

Alessandra Quattrocchi

Alessandra Quattrocchi

Giornalista e scrittrice, si occupa di politica nazionale e internazionale, cultura, società lingua e letteratura Alessandra Quattrocchi is a journalist, essayist, videomaker and storyteller. She deals mainly in politics, literature and the arts.

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